Penso che certi dischi siano come gigantesche case o piccoli scrigni eterni dentro cui raccogliere tutto della vita degli uomini, eterni abitanti in continua distruzione. La magnificenza va perseguita, tutelata, va celebrata ogni volta che sia possibile. Duriamo fatica a vederla in questo tempo distopico. Armoniosa e incantevole si fa quella proveniente dal passato remoto… ed è al passato di suoni antichi e di antichi strumenti che si affida questo nuovo disco di inediti della grandissima Claudia Bombardella, artista in senso alto del termine, polistrumentista ma anche ricercatrice di un valore culturale del canto, dunque della voce, delle sue radici annidate nei secoli di popoli lontani.
La contaminazione tramandata sino ad oggi. Come gli alberi, metafora che regge in piedi e lega a se la ragione primigenia di queste nuove composizioni. Agli alberi come semi di vita, agli alberi come testimoni del tempo e delle cose che passano in esso. Agli alberi chiediamo una connessione che si energetica ma anche di spiritualità. Tutto questo si fa suono dentro un disco in uscita proprio oggi per la Radicimusic Records dal titolo “Memoria degli alberi” dentro cui troviamo ovviamente Claudia Bombardella (voce, clarinetto in do, setar, fisa, bendir, daf, nacchere) ma anche Silvio Trotta (voce, mandolino, buozouki, chitarra battente, tamburello, mandoloncello), Alessandro Bruni (chitarra classica), Jessica Lombardi (flauto traverso, cucchiai) e Marzio Benelli (percussioni, chitarra elettrica, voce).
Riscrivendo antichi canti proveniente dal’Iran, dall’Armenia, evocativi riverberi dentro le litanie di “Gago Mare”, suoni seducenti di una visione romantica per le strade francesi dentro “Canto del cinghiale innamorato” oppure respiri che richiamano fiabe e modi alla Branduardi e Faber dentro “Dal tuo mondo” che prende ispirazione da una poesia di Paola Ballerini. E la trasformazione del ritmo primigenio di “Tarara” che ci arriva da un tema Uzbeco che poi scivola dentro territori spagnoli. Ed è così questo gigantesco disco di Claudia Bombardella, opera impossibile da raccontare con una sintesi che diviene inevitabilmente banale per il mondo e la cultura che regna dietro ogni singolo angolo cesellato dal mestiere artigiano di chi al suono affida la memoria e la storia degli uomini. Vale l’abbandono, vale quel magico affidarsi, quel mettersi in viaggio che poco importa alla fine quale sia la carta d’identità dei nostri compagni… vale quanto siamo disposti all’ascolto e alla concessione di noi stessi. Siamo anime in mutamento, in perenne contaminazione. Claudia Bombardella fa un inno alla vita e all’amore con un disco decisamente ricco di magia e spiritualità.
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