Ci sono dischi che suonano come una dichiarazione d’intenti, e poi ci sono opere che sembrano scendere da un altro tempo, o da un altrove che la nostra memoria riconosce senza sapere perché. “Una nuova luce sul mondo” di Stefano Napolitano è questo secondo tipo di gesto: un atto creativo che si fa preghiera laica, visione sonora, mappa simbolica per chi ancora cerca una direzione nell’incertezza del presente.
Non è solo un disco, ma un atto rituale che trasuda il pensiero di un’urgenza. In ogni traccia si respira il desiderio — profondo, quasi fisico — di ricucire lo strappo tra umano e divino, tra visibile e invisibile. Stefano Napolitano costruisce una narrazione che non ha paura del sacro, e che lo attraversa con rispetto e audacia, mettendo al centro due figure che l’iconografia ci ha insegnato a venerare separatamente, ma che qui tornano insieme: Gesù e Maria Maddalena, incarnazioni di una polarità che non si esclude ma si completa.
Musicalmente, è un viaggio che fonde oriente e occidente, elettronica e strumenti ancestrali, tecnologia e respiro umano. I colori di Battiato sono inevitabili da riascoltare come anche un certo misticismo. Colpisce non di rado la tribalità e un ritorno a un’esistenza quasi ancestrale, primitiva come nella suggestione che ci offre “Lucifero”. E l’utilizzo del sintetizzatore virtuale TH8 di Acustica Audio (che sinceramente imparo a conoscere ora), segna tangibile la potenza della tecnica che però mai riesce a farsi oscurare dalla presenza dell’uomo: la verità del suono, la coerenza tra intenzione e forma, sono il centro di questo lavoro. Gli arrangiamenti di Danilo Ballo amplificano questo impatto, creando ambienti che sembrano templi di vibrazione pura. Nel cuore del disco c’è l’invocazione a una rinascita spirituale, non dogmatica, ma interiore. Una rivoluzione che parte dal singolo per immaginare un mondo diverso. Le parole sono affilate ma empatiche, i suoni accarezzano e scuotono, i silenzi diventano parte integrante della narrazione. Ogni canzone è un gesto consapevole, una rinascita da sensi di colpa, una soglia attraversata o da attraversare (come Dante nel suo peregrinare), un simbolo inciso nell’esistenza dell’uomo.
Con “Una nuova luce sul mondo”, Stefano Napolitano firma (a mio piccolo parere) un lavoro di sfacciato coraggio e di rottura con i cliché della scena cantautorale italiana contemporanea. Un’opera che chiede tempo, ascolto attento, e la disponibilità a lasciarsi toccare.



