Varchi della memoria, come feritoie del tempo dal quale sbirciare ciò che siamo stati e ciò che, inevitabilmente, restiamo. “I capricci di Mnemosine”, esordio dei Sidèreo, par avere il suono e la forma di una feritoia utile al tempo: alla memoria affida il centro della narrazione e da qui indaga la natura più intima e poetica del ricordo, in tutta la sua malinconica ambiguità. Sono produzioni in bilico tra il concreto pop e le sperimentazioni più evocative, quasi progressive nel senso romantico del termine. E qui cade a fagiolo la ricerca che la label abruzzese I Dischi del Midollo, svolge da sempre mossa da grandissima passione.
Il progetto Sidèreo nasce tra il 2017 e il 2018, quando prende forma la prima bozza. Da lì si dipana un percorso lungo e stratificato che ha condotto a questo LP registrato presso il Loops Studio di Luca Alfiero, un disco in cui le influenze alternative rock e shoegaze si intrecciano con malinconiche ombre psichedeliche. Moltheni, Afterhours, Verdena, CSI, ma anche echi lontani dei Sonic Youth o dei My Bloody Valentine: tutte presenze riconoscibili, ma mai ingombranti, perché filtrate da una voce personale e coerente.
Il titolo stesso, “I capricci di Mnemosine”, evoca una tensione: Mnemosine, dea della memoria, diventa qui simbolo del ricordo come forza emotiva, ben distinta dalla mera archiviazione di fatti. Kierkegaard suggeriva che la memoria svanisce, ma il ricordo resta, profetico e poetico. Citando le prime parole che ascoltiamo penso si possa rintracciare la chiave che poi viene affidata ad ognuno per tracciare il proprio ascolto: “Aiutami tu che non mi aiuto io, guida la sete verso la fonte giusta…”.
Se il suono ci richiama anche un certo stile americano alla Ligabue, dove la provincia dei confini sembra colorare di fascino ogni piccolo divieto, è la voce portante a dare la forza alla narrazione, con una timbrica evocativa e profonda che però, nei bordi che lascia ruvidi e graffianti, sembra davvero ripercorrere i tracciati del rocker emiliano. E nel proseguire l’ascolto sfoggia e non poco dinamiche industriali assai severe, quasi grunge nelle chitarre… ma neanche si priva di aperture in maggiore come dentro il singolo “Tra ricordi e Sirene”, brano che si gioca anche un video di grafica moderna (forse realizzato con A.I.) che sinceramente mi risulta poco coerente con l’epica narrativa di questo lavoro. Di sicuro è la prova che i Sidèreo non si precludono neanche strade pop in un senso alto della parola. E se vi dicessi che lo sviluppo di “Repetita Iuvant” con quell’arpeggio ostinato mi richiama alla memoria gli scenari dei Sigur Rós? Il reading “Formica” a seguire poi spezza ogni cosa e come sempre, in questi casi, cerco una voce potente anche e soprattutto nella recitazione.
Musicalmente, domina una grana calda e crepuscolare: chitarre riverberate, atmosfere shoegaze, vibrazioni vintage che richiamano il rock alternativo anni ’90, ma con una cura intima e attuale nel suono. Questa voce che nei momenti “caldi” sa far da padrona di casa ma che nelle dinamiche più accese e corali si mescola nel mix quasi a rischiare l’intelligibilità. C’è una malinconia che non soffoca, ma avvolge; una nostalgia che non è sterile rimpianto, ma forza che rinnova. A mio modo di ascoltare, i Sidèreo non ci regalano un ascolto facile e digeribile con comodità. I testi scivolano all’attenzione, corposi, mai ricorsivi, che in rari casi offrono comodi appigli ad una platea ormai troppo distratta. E la colpa ovviamente è sempre la nostra… tuttavia “I capricci di Mnemosine” non è facile da gestire (e forse non ne ha alcuna intenzione di esserlo) ma penso che, messe in campo caratteristiche personali intoccabili, avrebbe di certo potuto mutuare il tutto con un qualche passo verso noialtri che viviamo nel tempo del caos e della frettolosa superficialità. Di base è sempre difficile trovare un punto d’approdo comodo quando il suono e la canzone d’autore cercano tematiche epiche, spirituali, introspettive e cose simili ugualmente concrete.



