Sulle prime vi dico che avrei voluto un comparto lirico decisamente più allineato al livello del suono che senza presunzione ripercorre fasti e modi vintage, di quando l’elettronica sembrava ancora distante. Sarà inevitabile dunque ritrovarsi a pensare ad un Battiato, ad un Camerini, alle apologie sociali di Ottodix…
“Instabile”, primo album solista di Fabio Smitti, appartiene senza dubbio a quella scena che mescola canzone d’autore, pop e suono futuribile. Un lavoro denso e calibrato, che si muove tra la fragilità delle emozioni e la potenza della consapevolezza, costruendo otto brani come tappe sulle quali sostare in contemplazione… complice un suono che fluttua e solo in alcuni casi si definisce e cerca contorni marcati.
Se pensiamo a brani come “Carma” o “Amica” dal fascino new wave, o gli ostina techno di “Eco mondo”, mi viene chiara l’origini artistica di un cantautore che pone le sue basi nel rock anni che dai ’70 arriva a due decadi dopo e non oltre… soluzioni sempre funzionanti e potenti direi anche, si pensi al singolo “Luna” che trovo un vero manifesto di appartenenza a quella schiera di suoni che non ci stanno a vestire i panni del cliché modaiolo. Eppure restiamo sempre confinati dentro le solite forme che ormai, ahimé, non fanno più scena. Un punto dolente per il richiamo anni ’80 alla Thegiornalisti quando suona la semplicità di “Sunny Day” che nelle chiuse della voce un poco richiama l’epico pop di Morandini o qualche sfumature dei Siberia… altra fragilità la trovo dentro “Satisfaction”, troppi richiami, troppi cliché, troppe direzioni sentite.
E, per chiudere da dove siamo partiti, queste liriche che non cercano mai un impegno ma, restando sempre sulla sintesi pop, sfoggiano un dizionario che non riesce ad afferrarmi… direi che ad un suono così stratificato avrei preferito liriche più impegnate. Sapendo anche che la voce non è qui uno strumento di chissà quale forza, tradendo (forse), l’indispensabile presenza dell’elettronica che – a questo punto – non è solo corredo estetico… e questo mi arriva dall’ascolto di come resta “ineducato” il timbro e la sua dinamica in molti momenti in cui l’elettronica si fa da parte…
È comunque un esordio. Belli i video, bella l’intelligenza artificiale, chissà che strade prenderà la nuova tradizione d’autore italiana…



