Lo stavo aspettando da tempo questo nuovo disco di Gianluca De Rubertis , disco che esce proprio oggi col titolo “L’equazione del destino” e che si rende disponibile anche in vinile in edizione assai limitata che possiamo raggiungere attraverso la donazione a cliccando qui. Parla di equazioni, di uomini, di rapporti… parla con una sensibilità cieca al perbenismo dei numeri e delle ragioni matematiche.
Gianluca De Rubertis affila la penna e sfoggia liriche davvero importanti dentro cui rintracciamo poesia e mestiere, raffinato acume per sfogliare con leggerezza anche le già intricate allegorie. Il tutto immerso in una soluzione melodica digitale ampiamente sdoganata negli anni, volutamente ricca di citazioni alle glorie del passato. E se quindi il suo timbro e quel modo delicato di chiudere le parole richiama Faber, le sue liriche e i suoi modi sonori rimandano ad un Battiato dei tempi d’oro. Accade praticamente ovunque che la scrittura sonora richiami il cantautore siciliano, si pensi all’inciso de “Il pellicano” o alla chiusa delle strofe della bellissima “L’intelligenza del dolore”… sottili le variazioni che troviamo dentro “Il concetto di virtù” che questa volta strizzano l’occhio ai Beatles e in fondo non ci stupisce più di tanto.
Si staglia e si concede un fuori pista nell’ascetica e liturgica “Notte oscura”: arriveremo alla luce e a sconfiggere le paure solo attraversando l’oscurità. Qui le orchestrazioni di Enrico Gabrielli danno potere visionario ad una scrittura che prende appena un poco le distanze da quanto sentito fino ad ora e penso sia questo il momento più alto di un disco che di base ha saputo giocarsi carte in bilico tra presente e passato, con gusto e grandissima personalità. “Notte oscura” penso dimostri anche la capacità del nostro di saper fare a meno di cliché e citazionismi restando comunque se stesso e soprattutto riconoscibile.
È un disco spigoloso, di ghiaccio, fermo, puntuale. Me lo aspettavo così in fondo, anche grazie alle diverse anticipazioni che ci ha regalato nel tempo. Figlio e fratello di questo tempo meccanico dentro cui, a sfavore di artificiose intelligenze computerizzate, l’uomo vince e governa sempre. Un disco di emozioni nonostante la rigida geometria dei computer.



