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LOSTE: il punk d’autore dei tempi moderni

Sembra di tornare indietro nel tempo…

Se non fosse per l’elettronica moderna penso che ci starebbe bene l’immagine di un centro sociale e del suo “frastuono” di resistenza politica arrivare da dietro il vicolo di qualche bugigattolo di quartiere. Eppure, nonostante siamo nel tempo delle intelligenze artificiali, non ci sono computer e prompt utili alla causa. Lui che proviene dai preziosi progetti quali PornoRiviste o come Collettivo01, oggi ci regala il mondo visto nel risveglio da una “fine”, quale che sia la vostra personale coniugazione. Amore, alcool, eccessi, amicizie… la solitudine impera e il punk di LOSTE anche. Un disco d’esordio dal titolo emblematico come “Postumi”, nuovi inizi per la sua carriera personale che cambierà la giornata a certi nostalgici e a quei palati fini di un tempo (ormai) lontano. Ma sempre attuale, sia chiaro…

La lirica qui non la manda a dire ma comunque la trovo anche decisamente “composta” se penso al punk delle origini. Come l’hai scelta e gestita?
Sinceramente è quello che è venuto fuori. Non ho pensato molto al fatto che fosse troppo composta o sboccata… Ho voluto dare dei “fendenti” ogni tanto per accentuare alcuni concetti, ma sul resto erano già efficaci le parole più “educate”.

Il punk/rock italiano di fine anni ’90 era una casa. Ti manca quella scena, o pensi che oggi si possa costruire una nuova forma di appartenenza, anche più liquida e individuale?
No. Non penso che quella scena tornerà mai più. Ci abbiamo tutti provato, qualche eccellenza dura con successo nel tempo (es: Punkreas e Derozer) ma quella cosa funzionava lì e in quel momento, dove c’era anche bisogno di scendere in campo anche con la musica per via dei grandi temi sociali politici (es: G8, la legge Moratti, le Torri Gemelle, etc…). So di dire una bestemmia per i puristi della musica, ma oggi quel tipo di disagio, quella rabbia autentica scaturita da un mondo comunque molto difficile, le trovo nella trap. Trap che io non apprezzo in generale, ma che si avvicina tanto come “scena” a quella del punk di fine ‘90/inizio ’00. Certo con strumenti, liriche, sound, tempi e stili diversi, ma che trovo comunque molto similare…

Si percepisce un contrasto costante tra il sarcasmo e la tragedia, tra il gioco e la disperazione. È un modo per esorcizzare il dolore o per prenderlo di petto?
Domanda centrata! Direi una sorta di esorcismo con il quale si riesce sì ad estirpare il male, magari veicolandolo da qualche altra parte, ma senza tuttavia non lasciare traccia. Quello che rimane sono, appunto, i Postumi.

Quanta solitudine c’è dentro questo disco?
Tanta, anzi tantissima.

E nel punk la parola che ruolo ha? Più di sfogo e di invettiva o pensi abbia anche una responsabilità poetica?
La parola secondo me ha un potere immenso e diretto. Le parole sono come coltellate delle volte, e carezze delle altre. Con un coltello io posso uccidere una persona nel giro di un minuto. Con le parole posso fare dei danni (e subirne) permanenti. Nel punk si è più crudi e volgari, vero, ma non sempre più efficaci. Tornando a una delle prime domande, è bene dare le staffilate quando servono, ma quando non serve sono sufficienti altre parole. D’altronde, l’italiano è una bellissima lingua che porta con sé una storia…

C’è un’ironia costante, a volte persino crudele, che attraversa i testi. È un modo per difenderti o una lama che serve a incidere meglio la realtà?
È un po’ l’una e un po’ l’altra cosa. Serve tantissimo a creare contrasto, che per me è la cosa più punk di tutte, e a creare anche scompiglio nell’ascoltatore che magari si trova spiazzato senza sapere io cosa stia intendendo, ma facendosi comunque un’idea personale.

Written by Redazione Bravo!

Bravonline nasce tra il 2003 e il 2004 frutto della collaborazione tra vari appassionati ed esperti di musica che hanno investito la loro conoscenza e il loro prezioso tempo al fine di far crescere questo magazine dedicato in particolar modo alla Canzone d’Autore italiana e alla buona musica in generale.

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