Gli acciacchi e l’allontanamento dalle scene avevano segnato gli ultimi anni. Per Battiato era ormai passato oltre mezzo secolo dagli esordi a Milano, da quel primo contratto discografico che avrebbe inaugurato una carriera eclettica che non ha paragoni.

Franco Battiato nella sua casa di Milo, Catania nel 1996

Franco Battiato nel 1988. (Photo by Rino Petrosino/Mondadori via Getty Images)
Nei decenni, l’artista ha costruito un percorso unico nel panorama musicale italiano. Ha frequentato i piani alti delle classifiche senza mai abbandonare la sperimentazione: negli anni Settanta ha prodotto album come “Fetus” e “Pollution”, che hanno fatto scoprire all’Italia la musica elettronica, le concezioni più avanzate del rock, le contaminazioni con i grandi autori di musica contemporanea.

Franco Battiato nella sua casa di Milo, Catania, nel 1996
Battiato è stato uno studioso dagli sconfinati orizzonti, che ha praticato l’arte della canzone pop affiancandovi linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l’opera

Franco Battiato dipinge nella sua casa di Milo, Catania, nel 1991
Lunghissima la lista delle sue collaborazioni: da Claudio Baglioni ai CSI, da Enzo Avitabile a Pino Daniele, dai Bluvertigo a Tiziano Ferro. E ancora Celentano, Subsonica, Marta sui Tubi, senza contare il decisivo ruolo svolto nelle carriere di Alice e Giuni Russo.

Franco Battiato con la cantautrice Alice (Carla Bissi) nel 1984
Molto affezionato alla madre Grazia, scomparsa nel 1994, Battiato non ha mai amato la vita mondana. Fu suo eremo il piccolo comune di Milo, alle pendici dell’Etna, dove per molti anni ebbe come vicino di casa il collega Lucio Dalla. Il cantautore siciliano era legatissimo alla nipote Grazia Cristina, figlia del fratello Michele.

Franco Battiato col fratello Michele, la nipote Grazia Cristina, la madre Grazia e la cognata Graziella nel 1985
Assai riservato sul capitolo vita privata, Battiato non ha avuto né moglie né figli. In un’intervista di qualche anno fa a Repubblica, aveva confessato: “Mi vanto di non essere mai stato innamorato… In realtà sono stato innamorato, a sedici anni. Lei mi faceva tremare le gambe. Fu bello, perché finì lì. Un altro anno di quei tremblement mi avrebbero ucciso”. Aggiungendo: “La passione è una malattia, una zavorra che ci trascina verso il basso. Di amori veramente riusciti, a esser generosi, ce n’è uno su un miliardo”.