Tanto atteso, quanto tanto temuto, Ovunque Proteggi, l’ultimo lavoro di Capossela non poteva che essere tale, un disco di alta qualità ma che messo al confronto con il precedente, (Canzoni a Manovella, capolavoro e conferma definitiva dell’autore stesso), sminuisce quasi per una legge fisica. Meglio di “Canzoni a Manovella” quindi, probabilmente non si poteva ottenere, ma rimane comunque un prodotto di alta qualità considerando il resto della produzione italiana. Un disco “Sconnesso”, quasi un viaggio biblico, un percorso fatto di scissioni, per stessa ammissione dell’autore è stato concepito in tempi e luoghi diversi, ogni brano ha una storia a se, e per questo motivo dovrebbe essere analizzato brano per brano.

L’album è aperto da Non Trattare, un pezzo fatto di suggestioni gotiche-cabbalistiche, si apre con un lamento, un suono prodotto da uno strumento arabo chiamato Shafar, un corno di Ariete che, come racconta una tradizione, sarà suonato nel giorno della chiamata delle anime al giudizio. Il corno emette una sola nota che può essere continua o discontinua, e quanto più il suono diventa serrato e discontinuo, più esprime un grado di indecisione per l’anima che si reca prossima al giudizio.
Brucia Troia
in riferimento all’ispirazione per il concepimento di questo pezzo, Capossela racconta un piacevole aneddoto; – Leggevo l’Iliade ed ero immerso in queste visioni epiche quando mi arriva il messaggio di una mia amica da una discoteca di Sofia dal nome Spartacus dove si balla musica techno e ci si veste da moderni gladiatori. Ad un mio sms che vagheggiava qualcosa sull’Iliade mi rispose con una frase che recitava; “Il cavallo di Troia è Ciucco come il mio Ciuffo”, l’ho trovato un verso immortale.. ho preso il registratore ed ho cominciato a musicare da subito questo verso, giorni dopo mi imbattei nell’acquisto di una tastierina economica di marca GEM, e collegandola alla chitarra scoprii questo rumore lancinante.. qualcosa di simile ad una chitarra preistorica, in fase esecutica si sono aggiunti i tenores accompagnati da campanacci e tamburi. – Scorgendo ancora frasi dal testo si manifestano altre suggestioni, “L’orrore L’orrore” ad esempio è tratta da un libro di Joseph Conrad, “Cuore di Tenebra” che si chiude proprio con la stessa frase incisiva e totale; “L’Orrore! L’Orrore! L’Orrore!”.
Dalla parte di Spessotto
In riferimento a questo brano, che è stato il singolo che ha anticipato l’album, Capossela, racconta un aneddoto che ha come protagonista il delegato romano della Warner che in quel periodo stava promuovendo il singolo in tutte le radio. Di ritorno insieme a Capossela da una di quelle giornate gli disse “Vabbè; noi ce stamo pure dalla parte de Spessotto, ma bisogna pure vedè stò Spessotto da che parte stà!” e lui gli rispose; “Spessotto stà, da appena nato, dalla parte di sotto”. –Io,- dice Capossela, –da piccolo dividevo il mondo in Davide e Spessotto.. come un mio vecchio compagno delle elementari, destinato ad una specie di clandestinità, ad essere sempre per il contrario, non il più tifato, ma quello che sta sempre dalla parte di sotto, dalla parte di Spessotto–
Moskavalza
4,3,2,1, Pajehalì!! Il pezzo apre con questo conto alla rovescia e l’esclamazione gridata PAJEHALI’!, i russi lo usano come brindisi al posto del nostro Cin Cin, significa “Partiti!”, è la stessa frase che usò Gagarin al momento di partire per il primo viaggio verso lo spazio, e nel testo si legge; – Gagarin nello spazio, Sovietsky Superman, Il cosmo dentro il casco, a spasso va in Sojuz – Gagarin in Russia è un mito di proporzioni enormi, in effetti fu il primo astronauta della storia, il primo uomo che portò a compimento un volo spaziale, e i russi lo commemorano ogni che fanno un brindisi. Moskavalza è stato arrangiato da Gak Sato, giapponese italianizzato, uno dei dj di punta della scena elettronica mondiale.
Al Colosseo
è un brano ostico, quasi ispido, nei testi e nella musica. – Sia Sbranato al Colosseo – – Sia Squartato al Colosseo – e poi una frase; “HOC HABET HOC” l’urlo dei romani presenti al colosseo quando i gladiatori dominavano l’avversario ormai domo, e con il ferro puntato in attesa del giudizio dell’imperatore, il famoso pollice verso o retto; l’urlo imponente della folla “HOC HABET HOC” ovvero “Ce l’ha!” “Ce l’ha!”. Curiosamente esiste una versione seppur completamente differente in musica e parole in un album di Tom Waits; “Bone Machine”, il brano ha lo stesso nome “In the Colosseum” e quasi per un filo conduttore invisibile la grafica interna del cd ha notevoli somiglianze con quella del supporto di “Ovunque Proteggi”
L’uomo Vivo (inno alla Gioia)
“U Gioia” è il nome che viene dato dagli Sciclitani al Cristo Risorto durante i festeggiamenti pasquali.
Il Sacro Simulacro viene portato in processione a spalla da tanti giovani ed innalzato spesse volte al grido di “Gioia!”. U Gioia è diventato quasi il simbolo di Scicli, così come la musica che le bande cittadine eseguono durante i suoi “Giri” per la città, da qui il pezzo bandistico, suonato dallo stesso corpo bandistico di Scicli e diretto da Roy Paci –E’ un evento eccezionale-, racconta Capossela – Il Cristo esce dalla chiesa e, innalzato e trasportato dai suoi concittadini, comincia a sbandare, a barcollare, la statua ha raggi sulla schiena ed una mano alzata in segno di benedizione-, da qui ” Ha raggi sulla schiena e irradia GIO-GIO-IA! le dita tese indicano GIO-GIO-IA!” “si butta di lato, non sa dove andare, perchè è pazzo di gioia”. E’ interessante notare come Il brano ricordi “Fiesta” dei Pogues, del resto c’è, in ambedue i casi, un ripescaggio di tradizioni antiche popolari.
Medusa Cha Cha Cha
è un simpatico mambo/cha cha cha stile anni ‘50 ‘60 in stile italiano. L’ispirazione per il testo è arrivata all’estero, a Stoccolma, a casa di un amica pittrice, che mentre spiegava un suo quadro raffigurante l’essere mitologico, disse in un italiano stentato; “Perché la Medusa non è una mostra, è soltanto un poco nerviosa”, poi alla richiesta di ulteriori chiarimenti aggiunse “Perchè a lei piace tanto Uomini, ma poi un giorno un uomo geloso aveva emesso lei sortilegio per il quale ogni uomo che guarda, lei diventa di pietra, diventa come baccalà, e tu capisce che con baccalà lei non può fare molto” da qui; –“Mi piacciono i ragazzi ma un tipo un pò geloso mi ha appiccicato in volto questo sguardo odioso, affascinante ma difettoso, Chi mi guarda non lo sa ma diventa un baccalà”-
Nel blu.
Si ritorna alle atmosfere di “Canzoni a manovella”. Circo e domatori, metafore della vita, valzer con atmosfere viennesi.
Dove siamo rimasti a terra Nutless
è il personaggio della sua gioventù, di John Fante e quindi di un suo racconto “Non si muore tutte le mattine” Nutless (ma anche Noodless), il maniaco dell’Impresa, I giorni passano, pensi di aver costruito tutto su basi solide; il matrimonio, la casa, ma poi, tutto finisce. Il brano è l’ideale continuo de “Le Case” da “Il Ballo di S. Vito” – il sabato all’iper a far la spesa– è la storia di chi si rende conto di aver costruito castelli di sabbia per tutta una vita.
Pena del Alma
è un brano tradizionale messicano (Prenda del alma), il testo è stato però quasi completamente riscritto, e tratta del dolore, il dolore della separazione, è una canzone struggente che termina con un verso che vale l’intero disco –Fuori dalle braccia Tue… Sulle ginocchia mie, così è levarmi in petto questa passion–
Lanterne rosse.
Il drago è solo, gli uomini ne fanno un dio-. Atmosfere e profumi orientali
S.S. dei Naufragati
è un reading, a tratti cantato liricamente, ispirato da un romanzo di Samuel Taylor Coleridge; The Rhyme of the Ancient Mariner (la ballata del vecchio marinaio), tutto impregnato da visioni di Herman Melville (Moby Dick) di ispirazione biblica, la vita del marinaio vista come la metafora della vita “acqua in ogni dove e nemmeno una goccia da bere”, l’idea del peccato e della redenzione. Il tutto repertato dall’album Matri Mia, della Banda Jonica, vecchio gruppo di Roy Paci, alla cui realizzazione partecipò anche Capossela, è decisamente il pezzo migliore dell’album e quello preferito dallo stesso autore, per sua stessa ammissione.
Ovunque Proteggi
La title track è la canzone dell’eterno tornare, tornare per colmare quella ferita rappresentata dalla separazione . La canzone della redenzione, quindi, vista con un taglio quasi religioso. –Ancora proteggi (…) adesso e per quando tornerà l’incanto di te vicino a me–
questo Ovunque Proteggi, in conclusione, è un disco segnato dalla benedizione dell’incontro ed è appartenente a diverse latitudini e ispirato a tempi diversi, totalmente differente da Canzoni a manovella che fu un disco segnato da suggestioni ben relegate ad un periodo ed una geografia molto precisi, quelli dell’Europa del ‘900.