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Davide Van de Sfroos a Sanremo

Davide Van De Sfroos sarà in gara a Sanremo: la notizia non è ancora ufficiale, la conferenza stampa con l’annuncio del cast della sessantunesima edizione del Festival della canzone italiana si terrà lunedì prossimo ma è ormai certo che il cantautore lariano sarà sul palco dell’Ariston: A volerlo è stato Gianni Morandi, presentatore dell’edizione numero 11 della kermesse.

Van de Sfroos porterà, tra l’altro, un brano in dialetto: ed è la prima volta che un idioma lombardo si affaccia sul più importante palco della musica italiana, quello che, nel bene o nel male, “consacra” i musicisti. Il brano che porterà racconterà, con tutta probabilità, di ricordi di bambino: le sue vacanze al mare a Cesenatico, raccontate come in un libro di Salgari.

Per i fan del cantautore laghée questa è una notizia a lungo attesa, e in qualche modo “preparata” negli anni precedenti. La presenza di Van de Sfroos a Sanremo è stata evocata infatti per anni: tanto che l’anno scorso, dopo l’ennesimo annuncio poi ritirato di una sua possibile partecipazione, è nato anche uno tra le migliaia di gruppi facebook dal nome “vogliamo van de Sfroos a Sanremo”.
Secondo noi di Bravonline si crea il solito dilemma; è bene andare a Sanremo oppure è meglio, per un cantautore, limitarsi al Premio Tenco?
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Pubblichiamo un’intervista di Andrea Laffranchi:

MILANO – «Sarìs tropp bell»: in dialetto «laghée», quello delle valli del lago di Como, significa «sarebbe troppo bello». «Ma è proprio quello che mi dicono in paese da quando faccio musica: “Sarebbe troppo bello vederti a Sanremo”. A esaudire i desideri dei compaesani di Van De Sfroos – all’anagrafe Davide Bernasconi, 45 anni – ha pensato Gianni Morandi che ha invitato il cantautore al Festival di Sanremo 2011. «Mi sono esibito in tutti i luoghi: carceri, miniere, chiese, comunità, piazze, palazzetti, Rotary e Lions… adesso vado a curiosare anche là dopo aver visto il clima che si respira per essere stato giudice di Area Sanremo il concorso che porta i giovani in gara, ndr». Dall’anno scorso il regolamento di Sanremo ha aperto alle canzoni in dialetto: il primo ad approfittarne è stato Nino D’Angelo, ma il napoletano è, nella musica, quasi lingua nazionale. La rivoluzione sarà ascoltare il lombardo.

Davide, ci racconta la sua canzone, «Yanez»?

«Per una volta non è una canzone di acqua dolce. Al posto del lago c’è il mare di Cesenatico, dove andavo in vacanza da piccolo».

Ma di che cosa parla il testo?

«Mi immagino gli eroi di Salgari che da vecchi si ritrovano sulla riviera romagnola. Sandokan col riporto che beve il mojito e sogna di raggiungere Mompracem in pedalò, Tremal-Naik che gira con la moto… Ai tempi della serie di tv per Carnevale mi vestivo da Sandokan, ma il vero protagonista è Yanez, il galantuomo dei mari, l’eroe romantico che papà mi ha fatto amare e che gli assomigliava un po’».

Ci sarà bisogno dei sottotitoli?

«So quanto possa essere ostico un dialetto diverso dal proprio, ma il testo è pieno di riferimenti facilmente comprensibili. Ai sottotitoli stiamo pensando. A me non darebbe problemi e non mi sentirei ghettizzato».

Nemmeno se torneranno a definirla «cantautore leghista»?

«In tutti questi anni ho sentito tutto e il contrario di tutto. Sono sereno e vado a Sanremo a vedere cosa succede. Le polemiche fanno parte della gara. È vero che dalle mie parti tutti fanno il tifo per me, ma non vado a rappresentare un popolo, non sono il paladino di chissà cosa. Sarò su quel palco come cantante, ci vado a sguinzagliare le mie canzoni. Spero che la mia presenza porti allegria e che non si trasformi il Dopofestival nel processo di Norimberga».

Pochi giorni fa c’è stata polemica per gli spot della Rai in dialetto. Lei che ne pensa?

«Che la cosa più ovvia, il fatto che la gente parli il dialetto, sia diventata, in questo reticolato politico confuso, un tema da polemica. L’Italia rimane unita anche grazie all’identità dei dialetti. Mi preoccuperò il giorno in cui parleremo tutti un italiano commerciale misto all’inglese. Cancellare i dialetti è come limare gli Appennini e abbattere la torre di Pisa». Dalle polemiche politiche a quelle musicali. Teme che i duri e puri del folk le rinfacceranno la ribalta nazionalpopolare? «Ci sarà qualche fan talebano che si lamenterà, ma gli dico di non avere paura perché non cambierà nulla nel mio stile. “Yanez” non è una canzone sanremese, sarebbe comunque entrata nel disco a cui sto lavorando».

Come sarà?

«Romantico e intimo nei temi. Nei suoni ci sono molti strumenti acustici che sto registrando da solo, e il resto della band sarà registrato in presa diretta».

Torniamo a Sanremo. Lei Davide seguiva il Festival in tv?

«I miei nonni erano affezionati spettatori. Di quegli anni mi ricordo “L’arca di Noè” di Endrigo, Ranieri di cui ero grande fan, gli urlatori e il reuccio Villa, Milva…».

Più di recente?

«Del periodo in cui ho iniziato ad appassionarmi alla musica ricordo gli ospiti stranieri straordinari come Dire Straits e Peter Gabriel».

Guardiamo al 2011. Come se lo immagina?

«Non mi sembra il solito Sanremo a base di fiori, luci e smoking. Leggendo nomi come Battiato, Vecchioni e Giovanardi dei La Crus ho la sensazione che ci sarà qualcosa di più».

Un suo giudizio su Gianni Morandi?

«Mi è sempre piaciuto: scatenato giovinastro, nel periodo beat, la tenacia da maratoneta che ha avuto quando la sua popolarità era sfumata, le cose raffinate fatte con Dalla…».

E come conduttore?

«Non è falso, mai sciocco, informale, sa mettere tutti a proprio agio con una pacca sulla spalla come uno zio che non vedi da tempo. Quando ci siamo incontrati sapeva tutto della mia musica e mi piace pensare che l’invito sia venuto dal Morandi collega e non dal presentatore». Condividi l’articolo

Biografia di Redazione Bravo!

Bravonline nasce tra il 2003 e il 2004 frutto della collaborazione tra vari appassionati ed esperti di musica che hanno investito la loro conoscenza e il loro prezioso tempo al fine di far crescere questo magazine dedicato in particolar modo alla Canzone d’Autore italiana e alla buona musica in generale.

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