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la vena del jazz, la passione del racconto.

intervista al cantastorie Giorgio Conte

Il giorno 30 agosto, presso l’Arena Vignola di Polignano a Mare (BA), si è esibito, per la rassegna International Meeting Premio d’Autore “Voce dal Ponte”, il cantautore Giorgio Conte. Un live in cui l’artista astigiano non ha semplicemente portato in scena i brani del suo ultimo album, Cascina Piovanotto (2014), ma ha anche e soprattutto cercato una magica sintonia con il pubblico presente, in un crescendo continuo ed entusiasmante di coinvolgimento.

Poco prima dell’inizio del concerto l’ho raggiunto per alcune domande…

Gli chiedo, come prima e basilare domanda, di presentare questo suo nuovo ed ultimo progetto artistico-musicale, che è Cascina Piovanotto – Per la prima volta sono pienamente soddisfatto del mio lavoro, soprattutto per alcuni brani come Stringimi forte. Di solito c’è sempre quel margine di incertezza e di ripensamento, che qui manca. Direi che questo è già un buon punto per presentare il disco. Sono, inoltre, tutte canzoni nuove, anche se il mio genere rimane sempre quello: una piccola orchestrina che accompagna le mie storie cantate. Io, del resto, non canto mai niente d’astratto…

 

– Il Suo è un sound d’altri tempi: c’è, sì, la vena del jazz, ma c’è anche – a mio avviso – l’enorme influenza dei grandi maestri francesi come Georges Brassens – Dici bene – mi dice in maniera assolutamente convinta [n.d.r.].

– Dal punto di vista artistico, ma anche esistenziale, cosa Le ha lasciato Brassens? – Secondo me, Georges Brassens è un maestro inarrivabile. Nondimeno il suo modo di porsi è analogo al mio, perché si tratta di canzoni che stanno in piedi solo con la voce, la chitarra ed il contrabbasso. E quando una canzone non ha bisogno di niente è una grande canzone.

 

– C’è un brano, sia fra quelli che Lei canta sia fra quelli che ha scritto per altri, a cui si sente particolarmente legato? – Io sono molto affezionato a Deborah, una canzone che mi ha aperto le porte della discografia e degli editori. Sono affezionato a questa canzone non tanto per essere una grande canzone, ma proprio perché mi ha fatto conoscere come autore al grande pubblico. Poi ci sono altre canzoni a cui sono legatissimo come Non sono Maddalena ed un’altra, frutto di una collaborazione spontanea fra me e mio fratello, che è Una giornata al mare. In tal caso io ho scritto la musica e Paolo ha imbastito il testo. Questo significa che io e mio fratello abbiamo gli stessi gusti, le stesse radici, le stesse tendenze.

 

Una giornata al mare è anche una canzone che ricalca Mare mare mare, quella che canta insieme a Pippo Pollina – Ah sì, certo. Con Pippo Pollina c’è questa nuova avventura. Mi ha chiesto di cantare con lui questa canzone, che funziona benissimo. Lui è ormai una star conclamata, ho partecipato al suo concerto di Zurigo, nel quale mi ha dato anche la possibilità di cantare una mia canzone: Com’è bella la luna. Ed è stata una cosa estremamente poetica.

 

Proprio la luna, che era lì in cielo durante il live polignanese, ha incorniciato la serata, quasi a ricordare al pubblico queste magnifiche note: “Come lontana è la luna/così è vicino amore/che grande turbamento/la vita che si accende/la vita che si muove/la vita che riprende/la vita che protesta/la vita non si arrende”.

 

Biografia di Gabriella Putignano

Gabriella Putignano (Bari, 1987) è docente di Filosofia e Storia nei licei. Tra le sue pubblicazioni: L’esistenza al bivio. La persuasione e la rettorica di Carlo Michelstaedter (Stamen, Roma 2015), Quel che resta di Raoul Vaneigem (Petite Plaisance, Pistoia 2016), Flash di poesia, dipinti di versi (Petite Plaisance, Pistoia 2019), nonché numerosi articoli su rivista e saggi brevi in volumi collettanei nei quali ha trattato il pensiero di Giuseppe Rensi, Aldo Capitini, Albert Camus, Henrik Ibsen, Mark Fisher, Franco “Bifo” Berardi, Arthur Schopenhauer. Ha, inoltre, curato i libri Cantautorato & Filosofia. Un (In)Canto possibile (Petite Plaisance, Pistoia 2017) e Filosofare dal basso (Sentieri Meridiani, Foggia 2015).

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