Arrivano da Salerno e fanno man bassa di premi: trionfano nella 33esima edizione di Musicultura gli Yosh Whale con il brano Inutile.

La band campana ha dimostrato fin dalle prime esibizioni di avere le idee chiare e di arrivare sul palco di Macerata con uno stile molto personale, sperimentale e in grado di conquistare il pubblico con ritmiche battenti dallo stile elettronico. Yosh Whale oltre al superpremio finale di 20mila euro portano a casa anche i diecimila euro del premio NuovoImaie oltre a quello per il miglior testo conquistato nella prima serata, il modo migliore per ricominciare dopo la pandemia che ha praticamente fermato la musica live per due anni.

Il premio critica Piero Cesanelli invece è andato a Isotta col pezzo Palla avvelenata, esclusa però dalla finalissima.
“Potrebbe piovere” diceva il gobbo Igor con una vena di ottimismo nel leggendario film di Mel Brooks, Frankenstein Junior. «Potrebbe piovere» è l’esclamazione di Enrico Ruggeri a metà serata quando, intento a cantare un suo brano con i quattro vincitori di Musicultura, vede il testo svanire dal gobbo (questa volta elettronico) per lasciare al loro posto uno schermo scuro.

Il piccolo inconveniente accaduto nel momento delle cover è stato solo uno dei tanti contrattempi che hanno costellato la notte di Musicultura tra lanci errati, ingressi ripetuti e telecamere lasciate accese fuori onda. Insomma, a dominare la finalissima del festival più che la musica è stata la regia televisiva necessaria per trasmettere il format sulle reti nazionali che, se da un lato fa riempire di orgoglio il cuore di ogni maceratese, dall’altro sposta inevitabilmente l’attenzione dal pubblico in arena al pubblico in differita, creando forse una piccola barriera alla fruizione della serata.

Ad abbattere ogni barriera per fortuna ci pensa Gianluca Grignani, acclamato sia all’ingresso che all’uscita da una platea in attesa di una performance degna del suo nome. Con in braccio una chitarra, gli effetti sotto i piedi e gli occhiali da sole in faccia Grignani si è lanciato nell’esecuzione di alcuni dei suoi brani più famosi tra cui La mia storia tra le dita e La fabbrica di Plastica. Da vera rock star ha badato più alla sostanza che alla forma, a volte eccedendo nell’interpretazione ma sicuramente lasciando grande positività tra i presenti.

In successione Manuel Agnelli, solo sul palco accompagnato esclusivamente dalla sua voce e da una chitarra. Rovesciando gli stereotipi, così come Grignani ha sottolineato il suo lato più animato presentandosi con la band, al contrario Agnelli ha preferito toccare corde intime con i brani Padania e Non è per sempre. Esecuzione da grande professionista il cantante degli Afterhours ha mostrato di essere in splendida forma e assolutamente in grado di coinvolgere il pubblico anche senza il suo storico gruppo.

Se Silvana Estrada è stata costretta a disertare il festival a causa della positività al Covid (così come era successo a Ron nella Controra) Ilaria Pilar Patassini si dimostra forse la sorpresa più gradita sfoggiando doti canore fuori dal comune sia ad inizio serata, aprendo l’appuntamento, che alla fine della sua esibizione con il brano Todo Cambia, cover di Mercedes Sosa.

Infine, in chiusura, i quattro brani di Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra, a cui è dedicato lo spazio più ampio, un sound difficile da catalogare che unisce la scuola musicale finlandese da cui Turrini proviene alle sonorità dell’orchestra belga. Una proposta decisamente interessante ma non proprio adatta ad un ascolto tardo notturno che non riesce ad infiammare una platea già soddisfatta e con una scarpa fuori dall’arena.