Uprfolkrock/Edel 2006
Simona Salis esplora se stessa e tira fuori un’opera prima inconsueta ed intensa, piena di colori mischiati con grande saggezza – nonostante la giovane età -, tra musica tradizionale, ritmi latinoamericani, suoni mediterranei e cantautorato in genere. Esplora se stessa, ma – ecco la vera particolarità! – lo fa in lingua sarda (o meglio campidanese) e così, per coerenza, chiama il disco “Christionada de mei” (“parla di me”). Arrangiato con inventiva e suonato con una delicatezza infinita, il disco è prodotto da Ivan Ciccarelli con amore e cognizione di causa, di modo che vengano fuori tutte le qualità dell’album: ottimi brani in partenza; suono impeccabile; musiche aperte e solari; una voce limpida e modulata con incredibile dolcezza e finezza. In più, anche se un orecchio non affine al sardo può non comprendere le parole e banalmente scambiarle per arabo o, che so, portoghese (ma assicuro che prestando attenzione si capisce quasi tutto), i testi sono di una qualità lirica non solo degna, ma di altissimo livello ed eterogenei: si va dall’amore tenero di “Su chi mi praxiri” (“quello che mi piace”), alla dedizione alla fiaba e alla metafora di “S’arriu de su coru” (“il fiume del cuore”), passando per l’attaccamento alla terra tipicamente folkloristico della title track “Christionada de mei” e per le riflessioni e i pensieri sullo scorrere dei luoghi e del tempo di “Calat sa nii” (“scende la neve”). La genialità di Simona Salis nel saper creare uno stile proprio traendo qualcosa da tutte le sue radici – musicali e geografiche, a partire dall’inconsueto uso della lingua sarda – è stata riconosciuta anche dal Festival di Mantova, che gli ha assegnato il Premio Logic Studios; inoltre, il disco in questione è stato candidato alla Targa Tenco 2006 per la Migliore Opera Prima anche se, a parer nostro, avrebbe meritato più di ogni altro la Targa per la Migliore Opera in Dialetto.
Antonio Piccolo