Non vedo diversità di vedute! Sia il pubblico che la critica hanno gradito questo lavoro. Casomai trovo che ci sia una differenza di risultati.
Penso ad esempio alle Targhe Tenco; la mia Aspirina ha partecipato come opera prima ma non e’ riuscita neppure a raggiungere le nomination!
Il tuo primo disco a 53 anni, non sei certo un esordiente, almeno all’anagrafe?
Certo, ma non è mai troppo tardi dice un proverbio. Bukowski ha iniziato a scrivere giusto a 50 anni. In realtà non è il mio caso: da un pezzo suono e scrivo canzoni, solo non ho mai sentito l’urgenza di realizzare un disco.
E adesso hai sentito questo bisogno?
Si, credo che sia arrivato il momento giusto. Sicuramente sono stato spinto dalle ripetute richieste che molti ammiratori mi fanno a fine concerto; vedevo la meraviglia apparire sui loro volti quando dopo avermi chiesto dove trovare un mio CD io rispondevo di non averne mai fatto! E poi aggiungi anche il mio insano spirito di contraddizione: in un momento di particolare crisi discografica (e non solo…), adesso che dischi non se ne vendono quasi più, ho pensato bene di farne uno! Ma l’ho voluto fare a modo mio, avrai notato che la mia Aspirina si presenta in …
…in modo decisamente originale. La prima cosa che salta agli occhi è il formato extra large della confezione.
Beh, io faccio il grafico pubblicitario e non potevo certo accontentarmi della solita “plastichetta” con cui si presentano tutti i CD. Così con la mia compagna Patrizia con la quale lavoro nel nostro studio ilpigiamadelgatto, abbiamo pensato di realizzare una confezione che si staccasse dallo standard. Ci siamo rifatti alle copertine dei vecchi 33 giri, gli Lp, che nello splendore dei loro 31×31 cm. permettevano piccole opere d’arte. Per me è stato fondamentale ricreare la magia che vivevo quando correvo a casa ad ascoltare l’ultimo disco dei miei gruppi preferiti e durante l’ascolto mi immergevo nelle copertine che continuavo a divorare con gli occhi. La miniaturizzazione dei CD ha fatto perdere quella gioia.
Infatti la tua copertina è sicuramente una gioia per lo sguardo. Ci sono un sacco di oggetti colorati, libri, giocattoli… hanno tutti un significato?
Sono tutti pezzi della mia vita, raccolti in un’unica foto che ha realizzato Patrizia. Sono le “Aspirine Metafisiche” con cui sono cresciuto.
Ed eccoci al titolo: ASPIRINA METAFISICA ce lo spieghi, nessuna canzone nel CD ha quel titolo.
Infatti non è il titolo di un brano dell’album, anzi non esiste proprio nel mio repertorio un brano con quel titolo.
L’aspirina è una medicina, forse la più famosa, con l’aspirina si cura un po’ tutto. Ecco, la mia musica, le mie canzoni, vogliono essere una cura per l’anima, per il morale, insomma un rimedio metafisico. In realtà l’ispirazione me l’ha data una frase di Alejandro Jodorowsky (cito a memoria): … tutto ciò che si fa, prima o poi scompare e lascia dentro di noi un’enorme depressione …tramite le arti ho cercato una Aspirina Metafisica…
Parlaci delle canzoni.
Non sono bravo a parlare delle mie canzoni. Tutte le volte mi trovo un po’ in difficoltà. Insomma una canzone è una canzone, cioè va ascoltata, dentro c’è già tutto quello che sono riuscito a dire. Sono emozioni. Come avrai notato nei mie concerti parlo pochissimo, non spiego niente della mia musica perché credo che la cosa più bella sia lasciare a ogni persona la libertà di sentirci quello che vuole, di interpretare le mie parole come meglio crede. Mi è capitato abbastanza spesso di avere persone che avvicinandomi mi chiedevano spiegazioni o davano interpretazioni delle mie canzoni che neppure immaginavo… pensare che ritengo i miei testi tutt’altro che criptici! Posso dirti che faccio fatica a scrivere una canzone, impiego un sacco di tempo e sono estremamente critico con me stesso. È un continuo lavorare di lima sia sulle parole da usare sia sulle frasi musicali; cerco di evitare ogni facile retorica, non mi piacciono le frasi fatte o le melodie scontate. Nello stesso tempo amo la sintesi e la fruibilità, il mio è quasi un lavoro alchemico, di continua ricerca.
Nella tua musica si avverte un po’ di sudamerica, un po’ di jazz. Chi sono gli artisti a cui ti ispiri, che ti hanno influenzato?
Io ho sempre avuto un’enorme appetito musicale! Ho sempre ascoltato di tutto: classica, lirica, folk, jazz, progressive e…. Ho passato interi pomeriggi ascoltando e riascoltando King Crimson, Soft Machine o Zappa. Mi sono innamorato di autori come Victor Jara e ho passato ore e ore con i cantautori italiani: Conte, Fossati, De Gregori, DeAndré, Tenco giusto per fare i primi nomi che mi vengono. Credo che ognuno di questi ascolti mi abbia lasciato qualcosa. Inoltre ho cominciato a suonare abbastanza presto. Intorno ai 16 anni avevo già formato un gruppo con alcuni compagni di scuola. E qui devo per forza citare una simpatica esperienza. Questo gruppo partito per gioco in poco tempo diventò una bella realtà genovese. Mi riferisco ai Cripta che nel ‘74 bazzicavano i club (che i quegli anni erano sicuramente più numerosi di adesso) proponendo un proprio repertorio jazz-rock con un ottimo riscontro di pubblico fino a diventare uno dei gruppi stabili del Lousiana jazz Club. A distanza di 30 anni quella formazione si è rimessa insieme con i componenti originari e la mia attività musicale attualmente si divide tra la canzone d’autore e il Jazz-progressive con il Cripta Quartetto. Altra influenza sulla mia musica l’ha avuta senza dubbio il lungo periodo nel quale sono stato bassista in diverse orchestre da ballo.
Adesso hai altri progetti in vista?
Certo, nel cassetto ho molti brani e c’è già l’idea per un prossimo lavoro ma fare un disco è anche uno sforzo economico! La mia Aspirina poi è stata un’autoproduzione totale, quindi prima spero di riuscire a raccogliere un po’ di frutti da questo lavoro. Spero che il CD possa servirmi come biglietto da visita e mi aiuti a farmi conoscere e a trovare locali e teatri disposti ad accogliere il mio concerto.
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Non posso non ringraziare e citare i musicisti con cui collaboro da tempo e che mi hanno seguito in questo progetto. Roberto Logli, il pianista che ha curato con me gli arrangiamenti. Pino Parello, Paolo De Gregorio, Marica Pellegrini, Marco Fadda, Francesca Rapetti, Elena Cimarosti, Paolo Cogorno, che ha anche curato il missaggio. E poi l’amico Max Manfredi che ha duettato con me in “Sbagliare d‘autobus”.
Mi piace il risultato che abbiamo ottenuto e poi… e poi la mia Aspirina è proprio un bel lavoro.
Non trovi anche tu?
Le tue canzoni sono zeppe di componenti: la ritmica, la melodia, l’interpretazione ed il testo. Sei riuscito a non far prevalere una componente sull’altra creando raffinatezza e perfezione . Come ci sei riuscito?
Grazie per la perfezione che mi attribuisci. Ma parlare di perfezione e’ un po’ troppo. Certamente e’ un progetto su cui ho, abbiamo lavorato molto. I brani avevano già una storia loro; non e’ un album di canzoni nuove!
Molte hanno piu’ di dieci anni e hanno subito trasformazioni e arrangiamenti grazie alla lunga attivita’ live che ha preceduto l’uscita di Aspirina. Solitamente uno prepara un album e poi lo presenta nei concerti io ho fatto il persorso contrario. Per quanto riguarda ritmica e melodia posso solo dire che mi piace suonare e sentir suonare, lascio molto spazio ai musicisti con cui collaboro e loro danno un apporto fondamentale alla riuscita di un brano.
L’interpretazione invece e’ strettamente collegata a quello che dico nei testi: ci credo, vivo quelle emozioni. L’equilibrio che hai trovato tra queste componenti non e’ casuale, la musica, gli accenti, anche gli sguardi fanno parte di un’atmosfera che cerco di creare con chi mi ascolta. Tu mi dici che ci sono riuscito. Sono contento!
Fabrizio De Andrè sosteneva che il lavoro del critico musicale è un’arte complessa che differenzia l’arte vera da quella falsa. Molte riviste e siti network parlano di te, riconoscendo che Aspirina Metafisica è opera di un artista proveniente da un altro mondo. Cosa ne pensi?
Sono d’accordo che la critica e’ un’arte complessa e che il suo scopo sarebbe quello che dici, cioe’ di far notare la differenza tra l’arte vera e quella falsa. Purtroppo non vedo molti critici musicali impegnati in tal senso.
Vedo invece un certo asservimento al mercato. ma forse e’ giusto che sia cosi’, del resto la musica, anche quando e’ arte sempre un prodotto rimane.
Per quanto mi riguarda non mi sento un cantautore nel senso stretto. Provengo da esperienze musicali diverse che vanno dal jazz al ballo liscio. Non mi sono messo a scrivere canzoni cercando di imitare lo stile di questo o quest’altro. Se nella mia musica si possono trovare influenze e’ perche’ ho sempre ascoltato tutto e tutti. Forse e’ questo che la critica avverte recensendo Aspirina Metafisica.
C’è una scuola di pensiero nuova o forse è l’aria che respiri a Genova e a Sori a far nascere così tanto talento e bravura ?
Mi intimorisci un po’ ogni volta che mi attribuisci talento e bravura! La cosa mi lusinga ma resto con i piedi per terra: conosco bene i miei limiti!
Piu’ che l’aria che si respira a Genova, (ma anche a Sori; ci sono solo 15 Km) credo che influisca il carattere ligure. Mio padre era di Venezia e mia madre di Cuneo ma io sono ligure di nascita e dai liguri ho preso quel carattere un po’ chiuso. Le emozioni si tengono dentro, si conservano come cose preziose. Come fossero ingredienti si elaborano e si combinano per poi venir fuori. Vedo una bella similitudine con la cucina ligure. Tutti i piatti qui sono confezionati per sfruttare al massimo le risorse ma anche per durare affinché il marinaio possa nutrirsi nelle lunghe lontananze da terra. A questo aggiungi, per insaporire, la caratteristica disincantata di tutti i liguri, quell’ironia che diventa un’arma tagliente. Ecco questo credo sia il segreto della “scuola genovese”: elaborare combinare, conservare, sorridere!
Augusto Forin, come ti definisci ?
semplicemente un creativo.
Intervista a cura di Gloria Berloso
Articolo di Bravonline su Aspirina Metafisisca