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La città miraggio nelle luci dell’ alba dietro il finestrino

QUAL è il primo approccio, la prima percezione, che di Milano ha chi ne viene da fuori? Non il Duomo, non i Navigli, non lo stadio di san Siro. Spesso, i treni. I treni, più e prima che la stazione. Per questo il genovese Max Manfredi, cantautore che De Andrè definì «il più bravo di tutti», vincitore di una targa Tenco per il suo ultimo disco Luna persa, ha scelto proprio il mondo dei treni e di chi li abita, i pendolari, per raccontare Milano in due canzoni proprio di questo disco: Il treno per Kukuwok e soprattutto Il regno delle fate, che è un affastellarsi grazioso di tante piccole istantanee scattate con la mente sui vari vagoni. Come mai i pendolari? Lo è stato anche lei? «A lungo, ho tenuto lezioni di musica nei dintorni di Milano, ma sempre facendo base a Genova. Quindi utilizzavo la linea ferroviaria che passa per Tortona, Voghera e Pavia. Partivo all’ alba e vedevo davvero ogni tipo di gente che si inurbava: musicisti, modelle, persone cariche di oggetti strani. E poi c’ era un’ atmosfera singolare, su quei treni». Ovvero? «Direi ipnagogica: insomma quell’ aria assonnata di chi si è alzato dal letto molto prima di quando avrebbe voluto, di chi tenta di dormicchiare ancora un po’ , di chi non ci riesce e resta mezzo rimbambito con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi ancora cisposi. Per loro inventavo soprannomi tipo Genovesauri, Vogheropitechi, sembravano un po’ animali preistorici in letargo, nomi un po’ fantasiosi perché in fondo l’ atmosfera era irreale». È per questo che Il regno delle fate ha un’ aria così fiabesca? «Per questo, e per un altro motivo. Che entrando a Milano con quei treni avevo la sensazione di stare entrando in un posto speciale, magico, fatto di elementi realistici, ma non reali davvero». Ad esempio? «L’ idea del passante ferroviario e della cintura attorno a Milano. Metafora che mi rimandava subito alla cintura vera, quella dei pantaloni, che corre proprio dentro i passanti, le strisce di stoffa che i pantaloni hanno in vita. Una cintura magica. Così come magiche mi sembravano le cornici dei maxicartelloni pubblicitari – bellissimi, fantasiosi, perché devono venderti qualcosa – che coprono le case di periferia, accanto alle quali passa il treno. E sotto questo regno delle fate, la realtà, cioè un quartierone triste, un dormitorio, che è poi tutta Milano ormai, a parte le zone di lusso. Nella metropoli o si dorme o ci si sbatte, secondo l’ ideologia del lavoro cheè l’ unica regnante». Ancor più strana è Il treno per Kukuwok, fin dal titolo. «Ha presente nelle stazioni quei piccoli schermi ai bordi dei binari con le lettere che girano elettronicamente, che ti dicono destinazione e orario del treno che sta per passare? A Pavia ce n’ era uno che, anziché Voghera o Milano, aveva scritto proprio Kukuwok. Era guasto, evidentemente, ma quel nome mi ha subito evocato Binario magico Posto dei sogni una tribù di pellerosse. E se esisteva Kukuwok, i pendolari erano i coloni che esploravano una terra nuova, e il treno era come la carovana delle loro carrozze. È un modo per dire come chi va a Milano sogna». Anche lei? «Milano per me è sempre stata una meta, un santuario, qualcosa da raggiungere. Ma non per viverci. C’ è la mitologia che certe cose si possano fare soloa Milano, edè verissima. Solo che non me ne frega niente. Preferisco starne lontano, venirci quando devo. E secondo me anche come Mecca della musica è un po’ sopravvalutata, ormai. A parte che la cultura è morta ovunque, ci sono città che lavorano meglio, tipo Torino o anche Genova». Beh qualcosa a Milano si fa ancora. «È vero. Ma cosa? Grandi eventi. Stadi pieni, cantanti star, palchi faraonici. Per me la vera cultura musicale passa anche se non soprattutto dalle piccole cose, dagli eventi sparsi sul territorio, nei quartieri. Ripeto, è un problema generale, e non solo di Milano. Ma ormai, anche a Milano, il territorio mi sembra confiscato, non è più di nessuno». – LUIGI BOLOGNINI

da Repubblica.it
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Biografia di Alessandro Calzetta

Alessandro Calzetta (Roma, 1971) è un appassionato di musica e canzone d’autore, direttore del web magazine Bravonline.it, grafico pubblicitario e webdesigner di professione. Fa parte della giuria del Club Tenco.
e.mail: info@alessandrocalzetta.it

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