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Lettera aperta al Sig. Roberto Kunstler

Caro Sig. Kunstler,
sono qui a scriverle dandole del lei, certamente non perché lei sia persona che esige tale reverenza, come dimostrato in qualche occasione di incontro con il pubblico, quanto invece spinta dal rispetto che nutro per lei come persona e come artista, per la sua capacità, la sua fierezza, l’umiltà della sua genialità che la contraddistinguono.

Voglio usare con lei quel tono che merita, che forse altri, approfittando della confidenza, non le hanno riservato negli anni della sua carriera, travalicando il rispetto che si deve a chi sa dare molto, che non deve mai negarsi a chiunque, e tanto meno a chi sa concedere, creare, e esprimersi con indole generosa, limpida e franca, perché di persone così ce n’è estremo bisogno, oggi più di ieri.

Sono qui attonita, come ormai da un anno e mezzo ma da un paio di settimane ancora di più. In tutti questi mesi, ho imparato a conoscerla artisticamente, dopo che un giorno qualcuno a lei vicino mi confessò che quel poeta che avevo ascoltato nelle canzoni di Sergio Cammariere era lei. Ma questo l’ho detto e soprattutto scritto così tante volte, che anche i sassi potrebbero arrivare a dirmi che sono ripetitiva all’esasperazione, se solo potessero parlare.

Eppure, dopo un anno e mezzo, non solo ancora c’è bisogno di ripetere che lei è l’autore di Sergio Cammariere per renderlo noto, come è giusto davanti alla poesia che non può essere attribuita ad altri che all’autore, ma c’è anche bisogno di correggere quello che viene indotto da chi, addetto ai lavori, pur consapevole di Roberto Kunstler, per qualche strano o vago motivo che non mi è dato di conoscere, chiede in un’intervista a Cammariere da cosa è stato ispirato in un testo di una canzone.

Allora, ecco qua che, quand’anche l’arte sia umile, fiera, generosa e lampante, la sua, in questo caso, va ripetuta e anche chiarita.

Perché mi è stato detto – ed è certo – che quando lei scrive i testi non si sviluppano su commissione, che quella frase essere mandati dall’”alto” è la sua perché solo lei sa come sono venuti fuori, dov’era mentre scriveva, cosa le è stato suscitato e da chi o da cosa.

foto18Dalla pace del mare lontano” è una canzone che è stata scritta in un viaggio su un traghetto verso l’isola d’Elba, è stata ispirata nell’aver letto un libro del poeta italiano Carlo Michelstaedter, e questo è accaduto ben due anni prima dell’inizio della sua collaborazione con Sergio Cammariere: in pratica, è stato lei a comporla e soltanto due anni dopo l’ha rivista assieme a Cammariere, in occasione del primo album di questi… che, anche di questo non se ne parla molto, è stato in realtà proprio “I ricordi e le persone”, scritto, arrangiato e interpretato da Roberto Kunstler e Sergio Cammariere assieme. “Dalla pace del mare lontano”, infatti, è il secondo effettivo album di Sergio Cammariere, ed il primo sì ma come solista.

“L’album “I ricordi e le persone” nasce proprio da lei e dal fatto che essendo già cantautore conosciuto e apprezzato alla corte di Vincenzo Micocci, allora direttore artistico della RCA, e essendo lei sotto contratto da diversi anni con la IT (etichetta indipendente distribuita dalla RCA) proporrà lei stesso un nuovo disco in cui tirar dentro anche Sergio Cammariere, come compositore e come secondo interprete, che vedrà così i suoi esordi nelle case di registrazione per un disco che sarà regolarmente venduto e distribuito.”

Delle 13 canzoni contenute nell’album, 5 sono completamente unicamente sue per testi e musica, e soltanto di 2 lei scrive i testi e Cammariere compone la musica, mentre delle restanti 6 i testi sono come per tutte suoi e la musica è scritta a quattro mani tra lei e il Sig. Cammariere.

Un album che reca molto forte la sua impronta e la sua volontà, Sig. Kunstler, che avvia Sergio Cammariere al mondo della musica ed alle scene ufficiali.

In “Dalla pace del mare lontano”, primo album solista di Cammariere, appunto, e che è anche il suo album che più venderà arrivando a ottenere un doppio disco di platino, compaiono nuovamente “Dalla pace del mare lontano” e “Cambiamenti del mondo”, tratte dal precedente “I ricordi e le persone”, qui interpretate esclusivamente da Sergio Cammariere e leggermente riarrangiate per il nuovo LP/CD. Nell’album ci sarà anche “Canto nel vento”, che è la sua “Se mi parli così” dell’album di Roberto Kunstler “Gente Comune” del 1985, rivista musicalmente. Quanti sanno, perché non viene detto, quanti vanno a guardare nel dettaglio, che tutte le seguenti canzoni sono “parole di Roberto Kunstler” e ANCHE musica di Roberto Kunstler e Sergio Cammariere”?

Sorella mia

Dalla pace del mare lontano

Paese di goal, prescelta tra l’altro come jingle per gli intervalli delle trasmissioni di Radio1 RAI nel corso dei mondiali di calcio dello scorso giugno, perché descrive perfettamente alcuni episodi della storia calcistica del nostro Paese e gli atteggiamenti degli sportivi nostrani, improvvisati allenatori di calcio in queste occasioni

Vita d’artista… la sua vita di artista, Roberto Kunstler… perché quel cognome così difficile da ricordare è proprio il suo e non quello di altri, vero, Sig. Kunstler? E perché kunstler traduce la parola artista in tedesco… così che quella Vita d’Artista è proprio la sua… e di alcun altro.

Per questo, mi riesce difficile tollerare, sapendo quanto c’è dietro… ma non dovrebbe essere dietro!, perché è scritto ma non viene detto, rammentato, spalanco gli occhi quando sento chiedere pubblicamente a Cammariere cosa lo ha ispirato per “Sorella mia” o “Dalla pace del mare lontano” (ripeto, come detto “fino all’esasperazione”: parole di R. Kunstler, musica di R. Kunstler e S. Cammariere). E vorrei solo risposte sincere.

Per questo, non posso sopportare che si parli ancora di poesia dei testi di Cammariere senza attribuirle il giusto valore, la giusta proprietà in maniera aperta e Palese, senza che per qualche strano o vago, mi ripeto ancora, motivo questo non sia dato a sapere. Perché quel poeta è solo lei, Roberto Kunstler. Quello che ha reso e rende belle e famose le canzoni di Sergio Cammariere al pari della brillante musicalità del Sig. Sergio, che doveva solo esplodere nella sua capacità musicale, quando lei lo incrociò e decise di cominciare a lavorare con lui. Lei ha contibuito al successo del Sig. Sergio Cammariere al pari di quanto fanno musicisti del taglio e pregio quali Fabrizio Bosso, Olen Cesari, Luca Bulgarelli, Amedeo Ariano e tanti altri prestigiosi artisti. Perché la gente è affascinata e rapita dalle sue parole, Sig. Roberto Kunstler.

Quanti ne ho colpiti e stupito in tutti questi mesi, Kunstler, contraddicendoli facendogli sapere che l’autore di quelle parole è proprio lei!

Le emozioni, gli umori, le metafore, le intuizioni geniali, le ispirazioni, il volteggio e la ricercatezza di quelle parole nei versi delle canzoni di Sergio Cammariere sono il mondo di Roberto Kunstler. E non posso sentir dire o affermare che sono di alcun altro.

Perché non è vero.

Perché non dicono il vero.

Ma certo che lei non può che saper questo! Se lo sarà sentito dire chissà quante volte in vita sua!Una carriera artistica di 25 anni.

Eppure lo scrivo a lei.

Perché?

Perché in questo anno e mezzo sono un po’ stanca di parlarne, con interlocutori del settore dei media e della discografia, stanca di volerne sentire parlare altrove che non in un blog lanciando una lettera sulla rete. Eppure appare che non ce ne sia alcun altro modo sino ad oggi, che non è vero che non sia dato “volutamente” spazio a Roberto Kunstler, al suo nome, alla sua notorietà, al contributo che ha dato e dà alla musica italiana. Ma allora, perché sarei costretta a parlarne QUA?

Sono anche toccata dal sentirmi compressa come un cuscino tra tutto quello che le persone che la conoscono dicono e mi dicono di lei, quelli che non si fermano alle apparenze, ma che sanno ed apprezzano. Stanca di voler trovare una voce, stanca di chiederla pubblicamente, stanca nel trovarmi sempre, ancora, a non capire perché alle persone che mi scrivono e che la vogliono non sia dato ascolto. Ancora arriva quel perché…

Loro sanno che da tempo vorrei e condividono la voglia che le cose fossero diverse, che lei fosse pubblicato, autenticato, affermato con il suo nome per esteso. Roberto Kunstler. Un cognome forse difficile da ricordare, ma una persona di pregio, valore per la musica italiana. E sicuramente amato da chi lo conosce artisticamente.

Così mi capita di raccogliere qui non solo le mie ma le loro impressioni come fossi una calamita, per dare voce a un coro, cercando di rigettarle verso chi dovrebbe darci ascolto, da parte di chi vorrebbe ascoltare lei, perché è il pubblico che premia.

E’ un diritto negato quello che viene dal non poter scegliere di ascoltare gli artisti che amiamo, dal veder propinati cantanti e autori che oggi sfilano davanti ai nostri occhi negli schermi televisivi e ritmicamente tormentano le stagioni per un anno o al massimo due, ma che poi scompaiono, nel turbine della musica commerciale e di poca poesia e valore, inghiottiti e triturati nella macchina del rinnovo, vittime di nuovi necessari numeri, in un mondo che va di fretta, in un ciclo continuo di nuove scatole vuote.

Caro Sig. Kunstler, ecco perché sono qui a scrivere a lei oggi. Per parlare ad altri. Quelli a cui poniamo le domande, senza averne risposte in privato. Quelli che non sanno, quelli che non sanno cosa dire. E quelli che trincerati nel silenzio, con le risposte che ritengono di non dover dare, rispondono in realtà con noncuranza del pubblico, il che è un reiterare della mancanza di rispetto, della volontà di ascoltare, che è atteggiamento spadroneggiante e sprezzante quanto immorale dei nostri tempi.

Ma è proprio nel non rispondere a chi in realtà spesso conosce più di loro, addetti ai lavori, dove sta di casa il valore e dove sta quello che si ricerca e si vuole sentire, quelli che impongono le loro leggi di mercato, le leggi dell’ascolto, le leggi dell’informazione, quelli che selezionano, che campeggiano, che decidono cosa dobbiamo ascoltare e cosa ci è dato di sapere, è nella loro assenza e nel loro silenzio che si accresce la nostra voglia di sentirla.

Dietro al silenzio non si nascondono ragioni. Le ragioni reali potrebbero essere esposte. In realtà dietro a certi silenzi non ci sono ragioni ma ci sono invece evidenti risposte che dimostrano che la ragione è di casa altrove.

Ma lei lo sa, Sig. Kunstler… lei che è stato ispirato a scrivere e descrivere questo “Paese di finti”.

Allora scrivo a lei, Sig. Kunstler, per cercare tra quelle persone che domande e di perché se ne pongono parecchi sul suo conto, sul suo essere, apparentemente suo malgrado, “dietro le quinte” oppure “in esilio”, con un valore dai molti riconosciuto eppure ancora fuori dalle scene.

Scrivo a lei per dare voce a loro.

Scrivo a lei per parlare pubblicamente a chi “sembra” o preferisce non ascoltare.

Scrivo a lei per darle oltre la stima e comunicarle la nostra voglia di sentirla esprimersi con i suoi versi, la sua voce e i suoi accordi.

Scrivo a lei per dire ad altri le nostre ragioni, e trovare una risposta che non sia il silenzio.

Scrivo a lei per accusare, coloro che vogliono nascondere la sua arte e i suoi testi, coloro che pur essendo “addetti ai lavori”, non sanno che lei scrive tutte le canzoni di Sergio Cammariere, le cui parole sono osannate come poesie.

Scrivo a lei per dichiararlo apertamente, come è scritto in qualsiasi libretto che accompagna i CD, come è scritto anche quando ha partecipato all’arrangiamento musicale delle canzoni di Cammariere.

Una volta scrissi di lei e della sua genialità nel trovare un crocevia perfetto tra musica e poesia… mi venne in mente che le sue opere, il suo estro, la sua sensibilità, i suoi umori oppure i malumori, tanto hanno scritto e lasciano nella storia della musica, quest’arte, italiana. Mi venne in mente addirittura che nella sua universalità, lei fosse destinato a essere Poesia e Arte stessa… e quindi tutelato come patrimonio dell’Unesco!

Per questo intanto grazie, Sig. Kunstler. Per arricchire il patrimonio musicale, per aver dedicato una vita alla canzone, alla poesia, alla melodia, alla ricerca interiore, sulle tracce della storia e all’indagine sui mali del mondo, e avere arricchito la cultura e aver lasciato le sue tracce nell’arte di questo suo Paese che è poi anche il mio e quello della gente che la apprezza.

Grazie per descrivere in maniera unica, precisa, inconfondibile tutto quello che noi riusciamo a pensare e a sentire… perché c’è bisogno di cantautori che lascino il segno, perché a loro restiamo legati, per una canzone, per due, per mille, tutta una vita. Perché c’è incredibilmente bisogno di gente che raccontando le sue emozioni come lei sa inconfondibilmente e inequivocabilmente esprimere quanto è dentro di noi. Perché con la sua voce e la sua sensibilità, siamo in grado di raccontare oggi alla persona che amiamo, a un’amica, a una sorella, quello che non saremmo stati in grado, noi stessi, di descrivere con tanta immediatezza e ricercatezza.

E non ci si dica mai che lei è soltanto un “Cantautore Piccolino” !

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Biografia di Iolanda Frisina

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