Paolo Conte concerto alla Scala di Milano
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Paolo Conte. Un cantautore alla Scala

Sarà il primo della storia ad esibirsi nel tempio della lirica. A Robinson, che gli dedica la copertina, racconta in esclusiva quest’ultima avventura. E poi la musica, la vita, i viaggi, la sua città Asti e molto altro ancora

Chissà se qualcuno griderà allo scandalo come forse sarebbe successo un tempo: Paolo Conte, nato ad Asti il 6 gennaio, classe 1937, il più anomalo tra i nostri cantautori, domenica 19 febbraio, calcherà il palco della Scala di Milano, il teatro lirico più prestigioso d’Italia. Con i suoi testi misteriosi e poetici, che colpiscono insieme il cuore e la mente senza mai nemmeno lontamente sfiorare la banalità. E le sue musiche, così diverse da tutte le altre, impregnate di jazz nell’essenza se non nella sostanza, nell’anima più che nella filologia musicale.

La realtà è che Conte non assomiglia a niente: in lui c’è swing come attitudine ma anche profumi di essenze esotiche e lontane ma viste dal giardino di casa propria come in Azzurro, uno dei suoi capolavori. C’è il bebop inteso in maniera non letterale musicalmente ma sempre come dimensione mentale, degi eroi perdenti del Mocambo, l’amore lacerante di Insieme a te non ci sto più (che abbiamo scoperto forse lontano parente di Ma l’amore no di Giovanni D’Anzi, leggete l’intervista di domani, in edicola su Robinson) che già stregò una giovanissima Caterina Caselli che la interpretò nel ’68 e da allora non se n’è mai dimenticata, tanto da seguire Conte anche professionalmente oltre che artisticamente. Questo progetto infatti è nato in collaborazione con la sua Sugar. Del resto la Caselli più volte ha dichiarato la sua ammirazione per la poesia “della bellezza della pioggia che cade sugli impermeabili” da lei definita «un puro lampo di genio».

La copertina di ROBINSON, in edicola domani 3 dicembre 2022 in allegato con LA REPUBBLICA
La copertina di ROBINSON, in edicola domani 3 dicembre 2022 in allegato con LA REPUBBLICA

Ce ne sono tanti, di lampi di genio, nella storia di Conte, anche meno visibili: la sua costante voglia di sperimentare per esempio, che lo porta a lavorare continuamente sulla musica, come in Diavolo Rosso, dedicata al ciclista astigiano Giovanni Gerbi. Ritmo indiavolato come fosse una bicicletta o forse un treno, lanciati verso l’Inferno, che dal vivo diventa apoteosi. Un testo visionario (“Diavolo Rosso dimentica la strada/ vieni qui con noi a berti un’aranciata/ controluce tutto il tempo se ne va”) e coda finale strumentale lunghissima ma senza orpello alcuno, che diventa un luogo in cui perdersi. Non è l’unico caso: nelle parti strumentali dei brani di Conte ogni orchestrale ha la sua parte ma è abolito il virtuosismo fine a sé stesso che rende indigesti tanti concerti rock. Ecco, in teoria non c’è nulla di rock ma l’attitudine di Conte è persino più estrema se si riesce a coglierla, fatta com’è di cambiamenti continui. Pensate a un disco come Razmataz che mette insieme diverse latitudini, chiude con un’overture (!): Mozambique Fantasy legandosi a qualcosa cui Conte tiene quanto la musica: la pittura.

I suoi genitori ne sarebbero fieri: padre notaio, madre che accudiva i figli («Ma aveva grande attitudine artistica», racconta lui) come usava allora ma entrambi erano musicisti, così come i due fratelli Conte (anche Giorgio è musicista, meno noto, ma di recente insignito a sua volta di un importante premio alla carriera al Tenco). «I nostri genitori purtroppo sono morti giovani, hanno potuto vedere poco, anzi a un certo punto hanno temuto il peggio: Un anno fui bocciato al liceo classico. In pratica non ero mai andato a scuola perché il preside, un tipo simpatico, amava il teatro e così avevo il permesso di saltare le lezioni. Ma sono stato bocciato per colpa del greco: non l’ho mai amato mentre il latino per me è bellissimo. Il mio trombone, lo strumento che suonavo allora a quel punto sparì». Delusione anche quando i fratelli decisero di non seguire le orme paterne scegliendo la più semplice strada di avvocato: «L’ho fatto per un bel po’ ed è stato interessante», racconta Conte, «ma appena ho potuto, ho telato, come si diceva allora».

Oggi Conte, che ha tenuto oltre duemila concerti in tutto il mondo, non fuma quasi più sigarette a dispetto dell’iconografia fumosa che lo contraddistingue, lui e i suoi eroi («Sette, otto al massimo», dice) e ama sempre più dipingere: «Ho suonato tanto ma questa occasione è unica, è un grande onore». Impossibile perderla. Anche per noi.

 

19 FEBBRAIO 2023: IL CONCERTO

Paolo Conte concerto alla Scala di Milano

Paolo Conte sul palco sarà accompagnato da un ensemble orchestrale di undici musicisti: Nunzio Barbieri (Chitarra e Chitarra Elettrica), Lucio Caliendo (Oboe, Fagotto, Percussioni e Tastiere), Claudio Chiara (Sax Contralto, Sax Tenore, Sax Baritono, Flauto, Fisarmonica, Basso e Tastiere), Daniele Dall’Omo (Chitarre), Daniele Di Gregorio (Batteria, Percussioni, Marimba e Piano) Luca Enipeo (Chitarre) Francesca Gosio (Violoncello), Massimo Pitzianti (Fisarmonica, Bandoneon, Clarinetto, Sax Baritono, Piano e Tastiere), Piergiorgio Rosso (Violino), Jino Touche (Contrabbasso, Basso elettrico e Chitarra Elettrica) e Luca Velotti (Sax Soprano, Sax Tenore, Sax Contralto, Sax Baritono e Clarinetto).

I biglietti, che avranno un prezzo variabile dai 10 ai 252 euro, saranno disponibili da venerdì 2 dicembre 2022 a partire dalle ore 15.00 su teatroallascala.vivaticket.it sui circuiti Ticketone.

Biografia di Alessandro Calzetta

Alessandro Calzetta (Roma, 1971) è un appassionato di musica e canzone d’autore, direttore del web magazine Bravonline.it, grafico pubblicitario e webdesigner di professione. Fa parte della giuria del Club Tenco.
e.mail: info@alessandrocalzetta.it

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