L’attività di Cristicchi è sufficientemente intelligente e tale da spiccare in maniera preponderante in un panorama spesso arido come quello della Canzone d’Autore italiana. In Cristicchi si ammira una qualità piuttosto rara come quella della Sintesi, pochi tratti essenziali a descrivere un ritratto, una situazione o un concetto. I suoi testi sono spesso “filmici”, definiscono ambienti, colori lasciando comunque ampio spazio all’immaginazione. Sembra che segua quella preziosa regola del costruire per poi togliere, un cesellatore quindi, un artigiano della canzone.
Tutte queste qualità senza accennare a quelle fondamentali che lo distinguono; ironia alternata ad una grande sensibilità poetica. Cristicchi è un artista completo, un Autore trasversale e poliedrico, ironico e dissacrante, le sue canzoni attingono spesso alla tradizione italiana del teatro canzone oppure sono semplici storie di studentesse fuori corso, per dominare la sua anima multiforme può capitare che sul palco, Simone, indossi la maschera di Rufus; il suo alter ego che lascia trapelare un carattere cinico e malvagio, un ottimo stratagemma per mettere in pace le diverse anime dell’artista. L’ultima sua esibizione al Festivalone nazionale, tra mostri sacri e nuove leve ed i soliti brani dalle rime cuore/amore, ha portato una ventata di intelligenza; “Che bella questa gente che capisce tutto e che ha pistole con proiettili di malignità” una canzone contro l’ipocrisia galoppante di mass media e gente comune che forse avrebbe meritato un riconoscimento maggiore dalla commissione per il premio della critica senza nulla togliere a Carlo Fava.