“Ho saputo che Léo è ritornato”, dice Nicola Arigliano nella segreteria telefonica di Andrea Satta. Sì, è tornato. “Mi raccomando Léo”, aggiunge, “fatti rispettare!”. Ma non c’è da temere, perché ciò che ha ridato voce alla poesia, la melodia, lo spirito di Léo Ferré è proprio quell’amore che il titolo del disco lega – a definirlo – al suo nome. Da tempo infatti il grande chansonnier francese, ispiratore di tanti artisti e cantastorie, ha conquistato il cuore di quel raffinato e insieme popolarissimo gruppo romano – di cui gli addetti ai lavori non possono più sottovalutare l’esistenza – che porta il nome di Têtes de Bois. E quanto ce n’è di amore, rispetto, dedizione, cura in questo splendido lavoro! A partire dalla celebre Gli anarchici (di recente vergognosamente censurata dalla vaticana Radio Blu Sat), i sei musicisti ridanno vita al repertorio di Ferré in versioni nuove, bellissime, plasmate nello sforzo di restituire intatto il pensiero del poeta; tanto che alcuni testi, seppure tradotti, sono stati incisi in francese, a evitare di variarne seppur lievemente il sapore. È un disco pensato a lungo, respirato nella quiete del Chianti dove vive Maria Ferré, nelle conversazioni con Giuseppe Gennari (Centro Studi Léo Ferré) e con Mathieu Ferré, figlio di Léo. E l’amore, generoso per definizione, chiama a raccolta altri innamorati. Alcuni hanno contribuito alla rielaborazione dei brani: Daniele Silvestri ha curato la versione italiana di Non si può esser seri a diciassette anni, che canta con Andrea Satta; Nada si produce in una strepitosa interpretazione di La luna; Francesco Di Giacomo offre la sua voce ne Il tuo stile. Suonano poi Antonio Marangolo, Rodolfo Maltese, Giovanni Lo Cascio, Giuseppe Mulè. Tanti altri trovano infine accoglienza sul nastro di una segreteria telefonica, un’altra ventina di voci tra cui Paolo Fresu, Umberto Bindi, Gianmaria Testa, Ugo Gregoretti…. L’amore e la rivolta sono ancora vivi.
Tetes De Bois
Ferré, l’amore e la rivolta
La mémoire et la mer/Il Manifesto
2002