Non c’è molto da dire: quando la sensibilità si gioca le sue carte, anche il freddo pop da cliché prende derive che certamente danno all’opera quel qualcosa che non so bene spiegare ma che fa una differenza che non si può ignorare. Bella la voce di Laura B che avevamo conosciuto già con un antipasto sociale molto importante… e parliamo del bellissimo singolo “Elisa”, inno pop contro la violenza sulle donne, brano che ha visto la luce proprio nella giornata in cui tutti celebriamo questa lotta infernale.
Ma torniamo all’inizio: voce rauca che paga un debito di somiglianza a quelle meravigliose donne dalla vita consumata a suon di arte vissuta sulla propria pelle. E l’immaginario passa da Nada alla Bertè, da Mia Martini a un certo retrogusto rock della Nannini. La visione dico, questa più che il dettaglio di mera estetica, anche perché la nostra impiega davvero poca fatica a rendere tutto proprio e personale. E quel rauco a contorno poi ci piace e tramuta ogni scrittura melodica in sensazioni vissute.
L’elettronica: un corredo che non eccede in manierismi di ultima generazione ma realizza un equilibrio che ancora devo capire se ben compiuto oppure ancora fragile. Da una parte quel richiamo anni ’90, classico, di suoni che ormai sono sdoganati ampiamente ma che qui devo dire sono stati usati con moltissimo gusto e maturità. Dall’altro lato della barricata, tante le soluzioni che si proiettano proprio al futuro e quasi rompono la coerenza del vintage. Un sapore agrodolce che mi piace ma che chiede un tempo maggiore e un approfondimento più accurato per digerirlo e capirlo come si deve. Si pensi alla prima traccia “Risiko” e ascoltiamo come l’arrangiamento digitale tesse dei ponti e riempie i vuoi lasciati dalla voce… è il momento perfetto per incontrare o scontrarsi con questo dualismo di stile.
Parliamo poi delle liriche: e qui Laura B sfoggia un gusto superiore. Perché il suo pop potrebbe benissimo vivere di rendita dentro testi facilmente gestibili nei periodi e a favore di rime. Lo fa certamente ed è un punto a favore all’ascolto facile. Ma sono anche numerose le volte che lei risolve con un concetto forse meno comodo alla fluidità della scrittura ma è quel quid in più che apprezzo tantissimo… ancora una volta è la lirica di un cantautore ha un contenuto prezioso a cui tiene e che coccola con attenzione. Penso sia esattamente questo il vero elemento che traghetta la canzone di Lura B dentro un altro piano, lontano dal semplice pop da cassetta.
Si pensi a “Il giorno triste del tuo compleanno”: che belle trame sin dalla strofa, che bel groove soul di nuova generazione… ed il testo funziona e fa il suo dovere dentro un periodo assai quadrato e facile da gestire… ma ascoltate come spesso non cede alla comodità.
Parliamo poi delle melodie: Laura B sfoggia 5 scritture che hanno tutte delle forti chiavi estetiche a cui appigliarsi e sono brani che funzionano, belli da sentire e da portare live sicuramente. Ma qui qualche neo che probabilmente risulteranno assai banali e scontati: da una parte quel richiamo ad un passato glorioso anche con scritture che molto aderiscono all’immaginario di cui sopra… una scrittura che forse, in luogo di una ricerca della personalità, avrebbe dovuto tener conto anche della timbrica vocale e invece ha remato esattamente in quella direzione restituendoci un risultato ampiamente aderente al già sentito. E poi in alcuni momenti, proprio in contrasto con quanto appena detto, sfoggia arrangiamenti che distraggono dal percorso previsto, virano, deviano inaspettatamente.
Si pensi ad esempio alla title track del disco: arrangiamenti che stridono ma che di nuovo portano in scena un sapore agrodolce davvero curioso e per molti aspetti affascinante. Belle sensazioni di nuovo soul americano, belle incursioni sghembe del synth… e stride o affascina (dipende da noi in fondo) con il classico che torna protagonista. E poi, per sottolineare un momento ancor più sfacciato di questo aspetto, si ascolti di nuovo la intro di “Elisa” (e quasi tutto il dipanarsi della strofa): la deviazione è assai violenta che quasi non sembra un brano di questo disco. E il paradosso è che alla fin della fiera tutto riesce a mostrarsi con coerenza.
E l’ascolto si chiude in pieno regime rock con “Cristina” e qui cadiamo dentro la massima espressione, emozionale e vocale di Laura B, forse il momento più alto di tutto l’ascolto in quanto a spontanea ed intima verità.
Chiudiamo illuminando questo primo lavoro di Laura B – “La ragazza di nessuno” – che è ricco di risorse, ricco di storie che richiama alla mente e mette a dura prova la superficialità degli ascolti quotidiani, ormai ridotti a mera schiavitù del già sentito… si è vero, c’è molto del glorioso passato della musica in rosa italiana, molto che personalmente avrei evitato di andare a ripescare quasi con artigiana attenzione, ma Laura B non deve niente a nessuno e lo dimostra senza alcun tipo di sforzo. Sta a noi andare oltre i soliti cliché…