La malattia del Parkinson è decisamente un mostro antico che però sdoganiamo soltanto in tempi recenti. Posso chiederti che rapporto hai con tutto questo? Ha delle basi personali o solo vicinanza e sensibilizzazione sociale?
Con “Le mani nel vento” ho solo provato ad essere vicino a chi soffre e vive ogni giorno questa grande battaglia: è il mio piccolo modo di dare speranza a chi deve superare questo ostacolo tanto grande quanto poco conosciuto.
Trovo che in queste scritture, anche quando parli di rinascita e rivoluzione, ci sia una pulizia umana importante che oggi l’arte e la canzone main stream ha violentato in tantissimi modi e mode. Pensi che si debba tornare a questo o pensi che dovremmo arrenderci al nuovo linguaggio?
Credo che nel momento in cui si ha la presunzione di offrirsi agli altri con la propria espressione artistica sia doveroso essere “puri” e credo che l’arte in generale abbia questo compito, ossia una “funzione sociale” quale veicolo per il cambiamento, che sia una presa di coscienza o un semplice spunto di riflessione. E trovo comunque che in tanta musica di oggi, specialmente indipendente, ci sia questa voglia di non accontentarsi del “pantano” della opulenta e finta comfort zone che questa industria del mordi e fuggi musicale ha costruito: e tutto questo fa ben sperare per riprenderci le speranze per troppo tempo offuscate.
Stiamo davvero rinascendo? Oppure “La tua rivoluzione” arriva in un tempo che ancora una volta tradisce quel senso di rinascita e di bellezza?
Rinasciamo ogni giorno ed ogni giorno è il giorno migliore per rinascere. Essere migliori giorno per giorno è la nostra più grande conquista: il patto è allora ricominciare a rinascere, e per questo serve la nostra rivoluzione, ogni giorno.
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