Guai a mettere i paletti alla creatività. Eppure, diciamolo, i limiti possono fare la differenza, perché di un’indigestione di libertà certe volte non si sa che fare. Così è successo al bel gruppo di artisti che ha calcato il teatro Ariston di Sanremo per la 34ª edizione della Rassegna della Canzone d’autore organizzata dal Club Tenco. Per chiarezza, facciamo le solite premesse: il Club Tenco è un patrimonio culturale sempre vivo e attento alle novità, nessun’altra manifestazione è pari per qualità e serietà alla rassegna annuale che si tiene all’Ariston e via dicendo. Al cospetto però di un passato glorioso, difficilmente diremo che l’ultima rassegna passerà alla storia. Perché anche lo show vuole la sua parte. Sì, la legge del linguaggio dello spettacolo non perdona e vuole che lo spettatore possa scrivere nella propria mente un percorso fatto di inizio, svolgimento e fine. Cosa impossibile per il “tema libero” – imputato sotto accusa – pensato per questa edizione, che ha inevitabilmente fatto sì che le tre giornate (fatte di conferenze e di incontri) e le tre serate fossero un’anonima sequenza di studiosi e artisti tutt’altro che anonimi, senza che ci fosse quell’interazione – fatta di dialoghi diretti, per quanto riguarda gli incontri, e di rimandi più o meno indiretti per quanto riguarda gli artisti in concerto – che solitamente colora di intelligenza e di interesse l’appuntamento annuale con la Rassegna.

Con il tema libero non resta alla fine che fare il giochino del “chi è stato più bravo” e “chi è stato meno bravo”, con l’amarezza di sapere che la direzione artistica sa indirizzare i tre giorni verso un’organicità che si avverte come necessaria. Con l’amarezza? No, mi correggo. Con la consapevolezza che lo sa e lo può rifare quando vuole.
Ah dimenticavo. Non possiamo sottrarci. Promossi: Manfredi, Avitabile e Badara Seck su tutti. Poi Alice, Piji, Mannarino, Melingo e Z-Star. Delusioni: Capossela e Morgan.
Antonio Piccolo