“Una canzone è un fatto troppo importante nella vita di un uomo. Deve rispecchiare uno stato d’animo, deve essere legata ad un avvenimento, deve rievocare qualche cosa. Altrimenti è inutile comporla e inciderla…”. ( Luigi Tenco, 1966 )
Luigi Tenco nasce il 21 marzo 1938 a Cassine in provincia di Alessandria, si trasferisce a Genova nel 1948. La sua prima esperienza musicale di rilievo risale al 1953 quando forma, con Bruno Lauzi ed altri, la Jelly Roll Morton Boys Jazz Band. Durante questa esperienza conosce i fratelli Reverberi, Gino Paoli e Fabrizio De Andrè. Con quest’ultimo suona fino al 1958. L’anno successivo, dopo aver fatto parte del Trio Garibaldi con Marcello Minerbi, Tenco viene scritturato dalla Ricordi ed incide i suoi primi dischi come voce solista del complesso I Cavalieri (con Jannacci al pianoforte). Dopo alcuni dischi pubblicati con pseudonimi diversi (Gigi Mai, Gordon Cliff e Dick Ventuno), Tenco pubblica il 25 ottobre del 1960 la sua prima canzone di successo: “Quando”. Nel 1962 esordisce come attore nel film “La Cuccagna” con la regia di Luciano Salce. Il rapporto con la Ricordi si interrompe nel 1964 con un conseguente nuovo contratto. La nuova etichetta è la Jolly di Walter Gürtler con il quale Tenco pubblica anche un bellissimo album omonimo. Nel 1966 Luigi passa alla RCA che iscrive l’anno successivo una sua canzone al Festival di Sanremo. Lo stesso Tenco partecipa alla rassegna canora in coppia con Dalida. Questa canzone si intitola “Ciao amore, ciao” e rappresenta il testamento artistico di Luigi Tenco che muore il 27 gennaio 1967.

Nel 2018 la SAAR ripubblica una confezione di 2 CD con i grandi successi, versioni alternative e un documento inedito.
CD1 + esclusivo libretto di 12 pagine
JOLLY LPJ 5045 – 1965 LUIGI TENCO CANTA TENCO, DE ANDRE’, JANNACCI, BOB DYLAN
- 01 Ho capito che ti amo
- 02 Non sono io
- 03 Ah… l’amore l’amore
- 04 Ragazzo mio
- 05 Io lo so già
- 06 Se potessi amore mio
- 07 Tu non hai capito niente
- 08 La ballata dell’amore
- 09 Com’è difficile
- 10 Vedrai vedrai
- 11 Quasi sera
- 12 No,non è vero
- 13 Passaggio a livello
- 14 Vita familiare
- 15 Prete in automobile
- 16 Vita sociale
- 17 Ballata dell’arte
- 18 La risposta è caduta nel vento
- 19 Ballata della moda
- 20 Ballata dell’eroe
- 21 Ballata del marinaio
- 22 Giornali femminili
- 23 Hobby
CD2: VERSIONI ALTERNATIVE – MEDLEY STRUMENTALI BY ORCHESTRA PAOLO TOMELLERI – DOCUMENTO INEDITO
- 01 No, non è vero
- 02 Com’è difficile
- 03 Ragazzo mio
- 04 Se potessi amore mio
- 05 Io lo so già
- 06 Mi sono innamorato di te / Io si / Angela / Lontano lontano
- 07 Com’è difficile ”documento inedito del 1964“
Luigi Tenco è morto a ventotto anni, non era un drogato, non aveva ottenuto grandi successi, non aveva riempito teatri e stadi in Italia, in Europa e nel mondo, eppure a qualcuno dava fastidio.
Le sue canzoni erano dirette, talvolta taglienti, contenevano una poetica travolgente mescolata al suo timbro di voce sensuale, raro, un po’ triste ma in amore si sa, l’atmosfera rassegnata esiste quando le cose non vanno per il verso giusto. In molte canzoni di Tenco è riflessa la sua dimensione interiore, è chiaro che in canzoni come HO CAPITO CHE TI AMO e LONTANO, LONTANO trasparivano delusioni, speranze ma anche una volontà d’amare, di fedeltà in UNO DI QUESTI GIORNI TI SPOSERO’, stai tranquilla. Chissà chi voleva sposare?
Attraverso queste canzoni ma anche altre più impegnate non riesco a trovare una giustificazione alla sua fine. Quando canta …io si, che ti avrei fatto arrossire, dicendoti ti amo come lui non sa dire…io si che ti avrei fatto capire che il bello della sera non è soltanto uscire…ti avrei insegnato qualcosa dell’amore che per lui è peccato. Questo è amore, è passione, è grandezza interiore. Nessun altro cantautore italiano è mai riuscito a raggiungere questi livelli con poche e semplici parole, Tenco è unico per questo motivo. Ma una canzone non può determinare una morte. Perché avrebbe dovuto uccidersi se era corrisposto?
Si pensa che UN GIORNO DOPO L’ALTRO sia la chiave della sua fine…e la speranza ormai è un’abitudine….la vita si ripete nella sua monotonia, i sogni svaniscono nel tempo, l’amore s’allontana o non viene corrisposto. Tutti noi nella vita perdiamo delle speranze ma quanti s’uccidono per questo e perché Tenco avrebbe dovuto spararsi in una squallida stanza di un albergo?
Gli anni passano, i ricordi musicali di gloria ed i successi passati non svaniscono mai anzi s’ingrandiscono. A me dispiace solo che si continui ad associare l’uomo e la sua opera immensa alla sua fine tragica.
Vedrai vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà
Vedrai vedrai
che non sei finito sai
non so dirti come e quando
ma vedrai che cambierà.
“Io sono uno che sorride di rado, questo è vero, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre, però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro”
Luigi Tenco
Vedrai, vedrai è una delle canzoni più amare dell’intera discografia italiana.
Nell’anno che Luigi Tenco muore a Sanremo, 1967, Gianni Pettenati canta in coppia con Gene Pitney, “ La Rivoluzione”
La rivoluzione, nemmeno un cannone però tuonerà …e basteranno pochi giorni, magari poche ore, per fare un mondo migliore (Testo Mogol).
Quella sera del 26 gennaio 1967, il volto e soprattutto gli occhi di Tenco, mentre cantava sul palco del Festival, li ricordo perfettamente. Con i miei occhi da bambina osservavo quello sguardo strano ed il mio cuore malato ebbe un sussulto. Dissi a mio padre che Tenco era fuori di sé perché guardava nel vuoto e cantava con rabbia. Io lo conoscevo perché lo avevo visto alla televisione e le sue canzoni le amavo già allora. Il giorno seguente, nell’indifferenza più totale (poiché il Festival continuò), ascoltai la notizia dal telegiornale e lessi i giornali con mio padre: Luigi Tenco si è sparato. Oggi, credo che qualcuno abbia voluto la sua morte ma quel che è peggio, che nessuno dei presenti in sala abbia fatto nulla per fermare questo atto così violento e tragico.