Molto interessante questo lavoro nuovo firmato da Roncea, classe 1987, di origine francese cresciuto in Italia a Vezza d’Alba, nella zona delle Langhe e del Roero. Si intitola “Acrobazie” uscito per Alter Erebus/Dischi Sotterranei con la direzione artistica di Manuel Volpe: cinque brani che si lasciano sospendere nella vicinanza all’uomo, alla vita quotidiana, alle dinamiche che ci piace avvertire con una chiave spirituale. La leggerezza delle liriche, liquide e quotidiane si mescolano ad un suono ricercato, quasi a voler sottolineare un vero viaggio immersivo alla ricerca della ragione delle cose tanto per citare uno dei brani della tracklist. Si naviga a vista in questo tempo distorto e poco lineare e si rendono salvifici certi dischi che mettono da parte la soluzione comoda in luogo di una ricerca personale e introspettiva.
Un piccolo disco da leggere. Che rapporto hai con le parole? Te lo chiedo perché spesso le chiami a funzionare da allegorie…
Mi piace tantissimo la definizione che hai dato del disco e ti ringrazio. Da qualche anno a questa parte ho un rapporto intenso, a volte anche complicato con le parole: prima di Presente – il mio primo album in italiano – mi sono sempre concentrato su altri aspetti nella scrittura dei brani come la musicalità, l’estetica, gli arrangiamenti, il sound. Ci ho messo tanti anni a trovare il coraggio di far uscire qualcosa di così intimo e personale. Sono onesto, sincero, diretto, vivo in quello che dico adesso, ed è merito proprio delle parole se sono arrivato prima a scoprire, poi a comprendere e ora ad apprezzare la mia libertà compositiva, la mia libertà in generale.
E che rapporto hai con questo tempo? Nel disco ci leggo una critica non troppo velata… alla sua velocità, liquidità, al suo modo superficiale di non farci godere delle distanze…
Mi dispiace molto generalizzare perché esiste sempre del bello ovunque, basta cercarlo. La verità è che detesto i tempi moderni. Non so se questo mio sentimento è legato al fatto che io stia invecchiando – preferisco dire invecchiare piuttosto che “crescere”, perché la crescita è una cosa seria – ma non mi piace come siamo diventati, come abbiamo imparato a cavarcela sgomitando, camminando sui cadaveri, ammirando idioti ed ignorando illuminati. In gran parte non mi piace quello che adesso finisce sotto il cappello “cultura” non tanto per l’estetica che è giusto e importante che cambi con le mode dei tempi, ma per i messaggi che trasmette: mi piace la poesia, mi piace leggere tra le righe, mi piace interpretare, rielaborare. E’ tutto così piatto, didascalico, semplice. Mi sembra un cibo già masticato. Ritorno al tema della ricerca: è pieno di progetti, artisti, anime belle che escono da questo schema ma sono sempre più difficili da trovare. Sogno un cambio di tendenza ma non ci credo molto.
Ah poi c’è la questione della velocità che per me è fortemente connessa alla superficialità: “il ritornello arriva troppo tardi” (Eh?? Ma che stai dicendo??)… Non esiste la perfezione ma esiste la riflessione che indubbiamente richiede del tempo. Sono un boomer precoce vero? Mannaggia, lo sapevo.
E Roncea dopo questo disco quanto un poco ha capito suo padre? Scusa, forse la domanda è troppo personale e forse anche troppo allegorica. Spero arrivi come deve…
In tutte le case ci sono delle zone in ombra, ci sono stanze buie, porte che rimangono chiuse perché abbiamo la convinzione, a mio modesto avviso errata, che nascondere a volte sia una soluzione. Ci nascondiamo anche da noi stessi, io lo faccio spesso per esempio. E’ troppo facile giudicare gli errori altrui. Il mio è stato un viaggio fatto insieme ai miei genitori attraverso i ricordi, lunghe chiacchierate, tante domande, e ancora domande sulle risposte. Non so esattamente che cosa stessi cercando ma ho trovato due anime meravigliose anche se distanti, due cuori delicati, due persone fragili e meravigliose. Acrobazie è una storia che parte da una suggestione personale, ma fondamentalmente si parla di sentimenti e di quel senso di instabilità che penso siano universali. Per rispondere alla tua domanda: ho cercato, ho capito, ho perdonato. Oggi sono in grado di amare come non riuscivo a fare prima. Sono arrivato a sentirmi, mi sono toccato il cuore. Volevo che questo disco avesse un peso e ce l’ha. Sono felice di questo: una piccola vittoria in un mare di fallimenti.
Tanti colori scuri nel disco, nei video, nelle immagini. Perché confondere i contorni e perché non rendere chiara la luce?
Sì, è vero. Tutti i video, le foto, il concept grafico del disco è in bianco e nero. Ho voluto che fosse così per due ragioni: la prima è per riprendere le immagini che abbiamo utilizzato, tutte fotografie di mio padre, che erano in bianco e nero quindi c’è una volontà di coerenza. Il secondo motivo è legato al mio sentire degli ultimi anni: io tutti questi colori non li vedo più se guardo fuori, e se devo essere pienamente sincero, nemmeno se guardo dentro. Acrobazie mi ha guarito. Per la prima volta in tanti anni di musica ho trovato nella musica quello che cercavo: la piena espressione di me stesso e del mio sentire. La cosa incredibile è che sto ricevendo dei messaggi di un’intensità allucinante, persone che si commuovono, persone che mi abbracciano. So di essere un povero stronzo che non conta nulla nel famosissimo “panorama musicale italiano” e non me ne frega un cazzo per la prima volta sinceramente. Ho smesso di guardare i numeri e iniziato a misurare il peso delle cose. Sono soddisfatto per davvero. Non so quanto durerà e se mi accadrà ma oggi questa sensazione e questo abbraccio bellissimo me lo voglio godere e respirarci dentro.
A chiudere: la produzione di Manuel Volpe cosa ha restituito al disco? Una direzione più umana o più elettronica?
Manuel è un amico da tanti anni. E’ un musicista, un compositore e una persona di grande talento e rara sensibilità. Abbiamo iniziato questo percorso in italiano insieme con Presente ed è stato bellissimo lavorare insieme anche su Acrobazie. Ci siamo dati due obiettivi: facciamo una cosa bella, facciamola come piace a noi senza darci limiti. E così ho potuto finalmente avere le esplosioni che desideravo da tempo, quelle che ti prendono il cuore e lo sballottano da tutte le parti per poi rimetterlo al suo posto ma solo dopo averti fatto sentire per davvero qualcosa.
Ci siamo divertiti e abbiamo avuto un approccio libero e punk, come piace a me. Per rispondere alla tua domanda quindi, la direzione è assolutamente più umana, anche se con l’ausilio di un po’ di elettronica.