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Casaula: un secondo disco contro il sintetico dei giorni nostri

Cantautore napoletano, dal suono classico, dalla delicatezza anche nel veleno

Disco classico, sfacciatamente fedele a linee che ormai qualcuno definirebbe “fuori moda”. Giacomo Casaula, cantautore ma anche scrittore e attore napoletano, da alle stampe un disco dal titolo emblematico: “Amore sintetico”. Il centro è chiaro: un disco sociale, manifesto a suo modo… e forse ha ragione lui quando dice che è lo sviluppo delle cose e di come accettiamo il “normale” ormai con una resa quasi totale. Dischi che richiamano un tempo ormai antico, che non lo osanna a prescindere ma che anzi ne fa denuncia suo modo. Dunque sono canzoni decisamente dense di un peso lirico e concettuale a cui fare attenzione. Aria buona all’orizzonte…

Un disco che ho trovato ampiamente schierato verso il passato. Non so
se ho letto correttamente… come se rifiutassi il progresso almeno quello
che rende liquida e facilmente santificata l’espressione artistica… o
sbaglio?
Con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro avrebbe detto qualcuno. Forse rifiuto lo sviluppo più che il progresso, nella differenza tutta pasoliniana dei termini.

E qui prendiamo proprio in esame “Indie e De Gregori”: i santi subito
da una parte e i santi sempre dall’altra. Per te come dovrebbe essere la
storia? O meglio: cosa dovrebbe nascere da un simile “scontro”?
Qualcosa che possa tenere il meglio del passato e aprirsi alle nuove realtà che inevitabilmente si vengono a creare.

Perché dunque ripescare dal passato questo brano? Hai sentito il
bisogno di renderlo vivo oggi più di ieri?
Credo che “Indie e De Gregori” sebbene inserito nel disco precedente rispecchi perfettamente attraverso la sua ironia e amarezza quel concetto di liquidità che è uno dei temi di questo secondo lavoro.

La canzone d’autore per te oggi che ruolo ha?
Bella domanda, non saprei. Ha perso sicuramente quel ruolo di ‘guida’ politica e sociale che ha avuto negli anni ’60 e ’70 (e che probabilmente non gli competeva) e quello di un’analisi quasi esistenzialista di alcune realtà, penso agli anni ’80 e a Luca Carboni per esempio. Credo che ad ogni modo la canzone d’autore cerchi sempre di sviscerare la realtà in cui viviamo, probabilmente con un seguito minore rispetto al passato tranne alcuni casi specifici.

E questo “Amore sintetico” pensi sia davvero la fotografia, almeno
nella sua potenza letterale, di quanto siamo liquidi oggi?
Penso di sì, anche per questo ho chiuso con una cover di una canzone che amo, La Javanaise di Serge Gainsbourg, che ha come ritornello le parole ‘Noi ci siamo amati il tempo di una canzone’.

Esiste la famosa “luce in fondo al tunnel”? Se ti chiedessi una
soluzione a tutte queste nuove normalità?
Credo che esista sempre una luce in fondo al tunnel ma non spetta alla canzone o all’arte in generale trovarla. Lo scopo dovrebbe essere quello di illuminare sempre i punti oscuri, poi le soluzioni finali spettano a noi, come cittadini e società.

Biografia di Redazione Bravo!

Bravonline nasce tra il 2003 e il 2004 frutto della collaborazione tra vari appassionati ed esperti di musica che hanno investito la loro conoscenza e il loro prezioso tempo al fine di far crescere questo magazine dedicato in particolar modo alla Canzone d’Autore italiana e alla buona musica in generale.

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