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ENZO AVITABILE – Napoletana

Dopo la full immersion nel ritmo dei due dischi condivisi coi Bottari di Portico, Napoletana ci consegna tra le mani un fragilissimo ed esclusivo Avitabile intimo e profondo. E’ la celebrazione della napoletanità più intrinseca ed intensa. Non quella della tradizione neomelodica e neppure quella della oleografica canzone tradizionale e popolare.
Qui si penetra dentro il cuore di Napoli, come attraverso un’arteria vesuviana che spacca la pietra fino a sbucare nei quartieri spagnoli della patria di Partenope, un cunicolo scavato con le unghie e con i denti, immersi nel dolore fiero di un canto che ha il potere evocativo di una preghiera, di una devozione.
L’artificio tecnico del tetracordo, quello armonico delle scale minori, quello linguistico e metrico del dialetto campano e quello umorale della melopea sono funzionali all’ evocazione della liturgia melanconica che Enzo vuole portare su disco.
Napoletana è un disco da cui sgorgano lacrime di sangue.
Come la statua di San Gennaro.
Come quelle che ci si rovesciano addosso dagli occhi bagnati del protagonista di Don Salvatò, accorata preghiera che inaugura con forza commovente il viaggio dentro queste canzoni profonde come solchi di vomere.
E’ la sconsolata implorazione di chi non riesce a farsi una ragione della propria miseria, neppure mangiando le pagine dei libri di storia alla ricerca di qualche spiegazione, neppure rialzandosi con le ginocchia doloranti da queste smisurate invocazioni, neppure dopo aver mietuto un fascio di grano che darà pane amaro e poco companatico.
Un’intensità che vibra di un’amarezza che ammutolisce e che torna a farsi fenditura di dolore su Ricurdànne, Malincunia, Carmela e che raramente trova sollievo se non nell’ ipnosi circolare di Amaro nunn’ ess”a essere màje o nell’ arpeggio luccicante di Canto‘e primavera, per poi richiudersi nel suo lamento, nel suo rosario di preghiere lanciate come sassi a un Dio distratto.
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Biografia di Franco Lys Dimauro

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