Il Barone Lamberto mi ha sempre affascinato per quel modo pop che ha di colorare il suo personaggio in scena ma anche (e soprattutto) il suono. Da quei “Giostrai” si è fatto amare Kheyre Yusuf Abukar Issak, dalla lingua ben affilata, dal flow ben cesellato, dalle liriche mai scontate e poi dal modo che ha di dipingere le allegorie e di denunciare le storture della vita. E non è per niente distante dal gusto di sbeffeggiare il politicamente corretto e di prendersi gioco di chi alle regole tiene più per estetica che per dovere. E forse questo titolo nuovo, “Bravo”, fa questo a volto scoperto. Oppure è bravo colui che sa bene come volersi bene.
Il Barone Lamberto pubblica un nuovo disco dunque, 11 attori che vanno in scena partendo dalla prima “Facile” che si lega molto al concetto di copertina: era tutto facile quando si giocava al pallone? E che bella questa copertina: una foto di quando si era bambini, di una premiazione… la coppa… mi ci piace leggere l’ennesima allegoria per denunciare questo presente che tutto basa sulla vittoria, sulla competizione, sull’eliminazione dei secondi. Ed il suono urbano, underground nel drumming soprattutto, sinceramente mi spiazza, in positivo s’intenda: rabbia e rivoluzione metropolitana, di quando l’infanzia passava dalle città piovose e dalla vita inventata tra una scuola e lo sport. Sono sensazioni che condivido e che sento dal primo ascolto… come d’istinto…
E comunque l’impatto elettronico, urbano, di quel lieve retrogusto vintage come dentro “Zenit”, non manca e non si fa attendere per il resto del disco: un ascolto che parla certamente di vita, parla di come si sta bene con le cose semplici… parla di semplicità, di ritornare alla semplicità.
Ho fatto pace col passato, non ci litigo più: ecco la bandiera di tempo e di onestà di questo disco, ecco la chillout mista a funky anni ’90 che esalta le qualità sonore e del flow della lirica. Ecco forse perché un disco come questo per Il Barone Lamberto…
È il tempo che scorre cantilenando dentro “Anno dopo anno dopo anno” (e qui tornano anche i giostrai che si intravedono nel testo). Anno dopo anno ma anche danno dopo danno: la vita è un circolo vizioso, la vita gira in tondo e tutto torna.
Certamente devo dire che troppe volte si ripete il lentopede digitale del battere metropolitano, da uno come lui assai istrionico mi sarei atteso un disco dentro cui momenti come “Ok Google” o “Bancarelle” fossero la norma. Mi sarei atteso che un brano come “Sipario” aprisse il disco invece di chiuderlo. Ma questi sono vezzi di esagerata pignoleria.
Il Barone Lamberto dimostra di saper girare a suo favore tutto il suono che ha di dentro. Sa modellarlo, sa fare un pop urbano e digitale davvero convincente… sa fare rap altrettanto bene. “Bravo” dunque è un disco di nome e di fatto… manca forse il vero quid melodico che fa restare alla memoria tutto. Manca la trovata radiofonica. Manca la scena da far restare… perché quella che accade, dal vivo soprattutto, c’è e si fa sentire.