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Le parole del gatto, il disco d’esordio di Max Manfredi

Max Manfredi
Max Manfredi

Le parole del gatto (e la musica anche) è il primo disco (oggi fuori catalogo) di Max Manfredi.
Esce nel 1990, in piena epopea calcista per gli italiani per via dei mondiali di calcio ospitati nel bel paese. E’ il primo lavoro di un cantautore spiazzante, fuori da tutti i generi, in bilico tra genio e follia. Basta ascoltare la prima traccia per farsene un’idea “A Casa a piedi“, un brano che scimmiotta il rap, un genere che in italia esplodeva proprio in quegli anni grazie (o per colpa) di Jovanotti, Articolo 31, Gemelli Diversi e 99 Posse. A casa a piedi è un pezzo che lascia a dir poco interdetti, Max ne è cosciente e lo mette ad apertura del suo lavoro d’esordio mettendo subito in chiaro che si sta ascoltando il disco di un giocoliere folle che si dimena ad arte tra musica e parole, sempre in equilibrio tra citazioni argute o surreali.

Con Sottozero e L’uomo del tango si rientra quasi tra i canoni tradizionali della canzone d’autore, ma siamo ancora lontani anni luce dall’opera dei colleghi di Max, basta continuare ad ascoltare i testi, anticonformisti a volte deliranti.

Le parole del gatto
Le parole del gatto

Per quelli abituati ad utilizzare riferimenti artistici a tutti i costi è un problema serio, Max non assomiglia a niente e nessuno e per questo motivo chi ha il dono di possedere un minimo di sensibilità musicale è costretto ad ospitarlo nella sua vita per non liberarsene più.

Citazioni di luoghi e parole in dialetto genovese sono onnipresenti in questo disco, quasi a marcare un territorio che ha avuto celebri esponenti legati alla canzone d’autore nostrana. Due esempi tra tutti; “e cade della neve accanto alla fermata / Sotto le nevi eterne di Staglieno” (Staglieno (daSottozero), come spiega Max, è un rinomato cimitero genovese, difficilmente distinguibile dal resto della città) . oppure; Ogni estate il Nilo sciacqua queste tane, la maccaia dei miei dì canini La Maccaia (daA casa a piedi); ovvero l’afa, la calura umida dei miei dì canini.

Procedendo si arriva a Centerbe, una specie di celebrazione dei poteri disinibitori del distillato; Centerbe, lo so che sei verde /lo so che non togli la sete / sei occhi di lupo di bosco e lontananze d’abete / a berti divento filosofo, speculo che la vita intera è tutta in questo distillare erbe di brughiera / a berti divento ubriaco e litigo col roveto ardente / a berti divento poeta così non dico più niente.

Arrivati a metà disco torniamo quasi alla normalità, forse per via dell’impatto traumatico iniziale che ormai comincia a dissolversi o forse perchè l’autore rientra un pò nei ranghi tradizionali.
The show must go on è un curioso brano che si apre e si chiude con un divertente motivetto swing-jazz contenente una lenta ballata acustica che descrive il lato oscuro del mondo dello spettacolo “giurami che non mi scorderai / come un borderò mi riscatterai da ‘sto marcio show”.
Per chi ha ascoltato il recente Luna Persa può esserci un richiamo diretto a “l’ora del dilettante” con le stesse analogie riferite al deterioramento del mondo dello spettacolo.

Ormai il disco è diventato piacevole, si ascoltano chicche, l’una dopo l’altra.
Via G. Byron, poeta“, è il pezzo che gli vale il Premio Recanati del ’90 (oggi Musicultura). E’ un piccolo capolavoro in versi e musica. Piacevoli le armonie, piacevole il testo che è un continuo susseguirsi di trovate geniali, intuizioni allucinate e versi composti con termini legati al linguaggio corrente mai epico; G. Byron lo conosco, era tosto con le donne / gli han dedicato un viale con un cane lupo triste; / … / lui, l’orgoglio e la croce delle mie classi miste. / Byron è amico mio, perchè lui era un manico / censurato giammai, tanto peggio, era un dandy. / Claudicante e bellissimo e un tantino satanico / teneva in casa un teschio giusto per berci il brandy. /…/ Non sono “mezzo sbronzo”, è una sbronza completa / ma mollatemi qui in Via G. Byron, poeta.

Ne “I botti di San Silvestro” c’è il Max del filone de “l’intagliatore dei Santi” o dell’epopea di “Luna Persa”, flash di umanità persa tra storie normali e difficili.

Altri riferimenti al Max Manfredi attuale si possono ritrovare nel brano conclusivo; “Và a dormire, Europa” che sembra il prequel de “Il morale delle truppe” da Luna Persa, Brano ambientato in trincea durante la prima guerra mondiale cantato a due voci con Lucilla Galeazzi, eccelsa interprete di musica popolare.

Nei riferimenti che seguono è possibile ascoltare oltre a 4 brani da Le Parole del Gatto
anche un brano di Lucilla Galeazzi, Sogna Fiore mio, che reputo personalmente un capolavoro del genere folk.

Riferimenti:




Biografia di Redazione Bravo!

Bravonline nasce tra il 2003 e il 2004 frutto della collaborazione tra vari appassionati ed esperti di musica che hanno investito la loro conoscenza e il loro prezioso tempo al fine di far crescere questo magazine dedicato in particolar modo alla Canzone d’Autore italiana e alla buona musica in generale.

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