in , , ,

Masua: la canzone d’autore passa anche dal punk-rock

Esce “Occhi chiusi” il nuovo disco del percorso solista di Masua

Un disco come “Occhi chiusi” la dice lunga sin dal titolo e dalla sua immagine di copertina. Linee di confine contro l’immaginario che deve tornare ad essere protagonista in questo tempo nostro, liquido e per nulla immaginifico, dove tutto è sfacciatamente immediato, anche nella sua facilità d’uso. E Mausa, Claudio Passiu all’anagrafe sociale, intinge la sua estetica dentro un percorso punk-rock che quasi avevamo messo da parte se non per celebrare antichi fasti… ed è stato anche bravo a non tradurre il tutto con una elettronica funzionale, segno distintivo di una nevrosi che porta il futuro a doverci per forza essere.

No, “Occhi chiusi” ha il pregio di essere un disco che arriva dal glorioso passato punk ma senza smentire le sue origini del nuovo millennio… e come questo sia possibile è un quid che ancora devo codificare, nonostante i lunghi ascolti.

E se l’appetito vien mangiando, sono moltissimi gli spunti che ci fanno avere ancora più fame. Si pensi ad esempio come il punk del dialogo iniziale di “Il cuore batte lento” poi si infrange con un muro di distorsioni che sono figlie di un’America roots di grandi stadi. Questa dicotomia torna puntuale quasi in ogni dove del disco… la cassa della title track contro il pad che sostiene, ad esempio, elemento elettronico certamente ma di una coerenza “vintage” che non so spiegare. E molte lunghe cavalcate strumentali – come in “Sono qui” – che il richiamo ai Muse (peccherò di mio pregiudizio d’amore) mi trascina in uno esoscheletro per niente italiano di questo lavoro. E poi la citazione di John Fante nel titolo di “Chiedi alla polvere” (occhio che la letteratura in questo disco non si lascia rintracciare solo in questi dettagli sfacciati… ascoltate bene…) mi porta all’ascolto di quello che probabilmente è il vero brano punk del disco.
Masua ha prodotto e pubblicato qualcosa di inedito che si affida a grandi scuole per avere forma e faccia. Lo fanno tutti ovviamente… ma il vero plus valore sta in fondo in quali scuole si incontra se stessi. E se questo disco fosse strato cantato in inglese, probabilmente avrebbe avuto una risonanza decisamente maggiore…

Biografia di Redazione Bravo!

Bravonline nasce tra il 2003 e il 2004 frutto della collaborazione tra vari appassionati ed esperti di musica che hanno investito la loro conoscenza e il loro prezioso tempo al fine di far crescere questo magazine dedicato in particolar modo alla Canzone d’Autore italiana e alla buona musica in generale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

FRANCO BATTIATO

Da Caruso a Prospettiva Nevskij, da Piazza Grande a Bandiera Bianca ecco la “Cura” del Coro Lirico Siciliano al Teatro greco di Siracusa

THE WITCHES SEED

STEWART COPELAND & IRENE GRANDI: THE WITCHES SEED