Formazione campana che dal primo eponimo Ep approdano alla lunga distanza con un disco che ha suoni pregiati, magistralmente confezionati… L’Airone Dischi (label del cantante Lucio Auciello) dimostra cura in questi antri della produzione discografica tout court e consegna al disco una dignità che non è meno importante di quella che troviamo in produzioni più navigate. “Riflessi” sembra essere un disco di pop rock d’autore assai pensato e misurato, maturo e credibile… da più parti ci colpisce come la parola torni ad essere non solo un mezzo estetico (e nel pop rock spesso ha questa dimensione) ma anche un compagno di complicità narrative che qui trova nella composizione e negli arrangiamenti. “Riflessi” racconta e lo fa attraverso tanti protagonisti. Si pensi al video ufficiale: anche gli oggetti narrano. E questo elude dal cliché radiofonico e pop(olare) della forma…
Sulle nostre pagine si illuminano le parole. Alle parole chiediamo molto… gli Zaund che rapporto hanno con le parole?
Le parole rivestono un’importanza fondamentale nella nostra scrittura, e proprio per questo stiamo ben attenti a non abusarne, e a usarle con particolare attenzione sia in quanto veicolo di un significato, e quindi come parte di un’espressione e di una visione artistica, che nelle originaria qualità di suono puro all’interno di una composizione musicale.
“Rifessi” sembra molto un disco che mette sullo stesso piano, suoni e parole. Due corpi narranti di uno stesso messaggio o sbaglio?
È esatto, lavorano su due piani diversi, ma l’obiettivo è lo stesso: una canzone è un equilibrio tra parole e suoni, e un album è un equilibrio formato da ognuno dei singoli equilibri che sono le canzoni. Oggi la musica, soprattutto quella di massa, è caratterizzata da una fortissima prevalenza di parole, su basi musicali ridotte a mero accessorio: molto spesso si somigliano tra loro (usano persino gli stessi loop e gli stessi campioni), e l’armonia è a dir poco elementare. A noi queste modalità mercifcatorie non interessano affatto: scriviamo musica per passione e come mezzo di espressione.
Potrebbero esistere gli uni senza le altre o viceversa? Ve lo chiedo perché il disco ha lunghi spazi dedicati al suono nudo… e in genere non si lascia mai la parola da sola, ci avete mai fatto caso?
Certo, e in parte è una scelta consapevole, ma al tempo stesso è anche frutto di una scrittura spontanea. In certi ambiti sperimentali esistono situazioni in cui si possa fare a meno dell’una o dell’altra, o all’interno di un album possono coesistere diverse forme musicali. “Rifessi” è un album di canzoni, e di un brano strumentale. In realtà in alcuni brevi passaggi è successo, come nel fnale di “Sonno lucido”. Così come la voce, anche il silenzio è una componente importante del messaggio che vogliamo inviare all’ascoltatore.
Da qualche parte ho letto che l’acqua è un elemento portante del vostro tessuto narrativo. Perché?
Forse perché due di noi vengono da un città di mare (Salerno): la visione quotidiana dell’acqua accompagna le nostre esistenze da decenni, e in qualche modo questa immagine così potente è entrata nel nostro modo di vedere le cose.
E qui cade a fagiolo un brano come “Lontano”… l’acqua diviene teatro di morte. Avete mai rifettuto come un elemento che genera la vita diventi anche un portatore di morte?
Il mare non è portatore di morte. Lo sono, invece, le politiche dei governi, che invece di salvare vite e accogliere le persone che fuggono da situazioni insopportabili, sfruttano il problema dell’emigrazione per squallidi tornaconti elettorali, dimenticandosi intenzionalmente che le cause dell’emigrazione sono da ricercare nel colonialismo vecchio e nuovo che l’Occidente da secoli perpetra in mezzo mondo.
Inevitabilmente gli anni ’90. Questo disco sembra quasi ignorare il futuro o sbaglio?
Al contrario, guardiamo al futuro con i piedi ben saldi in un passato musicale che si spinge ben oltre gli anni ’90, e che affonda le radici anche nelle decadi precedenti, fno agli anni ’60 almeno: utilizziamo sonorità familiare, in cui ci sentiamo a nostro agio, per poter comunicare meglio. E poi il discorso potrebbe complicarsi perché dipende da cosa si intende con la parola ‘futuro’.
Non a caso in “Verdemare” le connessioni col passato sembrano anche divenire connessioni con un altrove? Come se ci state dicendo: non stiamo bene dove stiamo…
Sembrerà banale, ma di certo questo non è il migliore dei mondi possibili. Diversamente, non saremmo qui a scrivere certe canzoni, come appunto “Lontano”, di cui parlavamo prima. Scrivere canzoni, da questo punto di vista, è sicuramente un atto politico, nel suo senso più autentico del termine, perché è un mezzo di espressione e di confronto, di emozione e rifessione, rivolto agli ascoltatori.