Quando il pop rock italiano incontra anche il bisogno di silenzi e introspezioni. E diciamo che tutto questo sa dialogare bene se si mescolano ad arte le intenzioni. Gabriele Masala, cantautore sardo, torna in scena con un disco pregiato in tal senso: “Avevamo ragione” dove regnano testi scritti da Enrico Ruggeri che Masala musica a dovere e culla proprio in quel magico connubio che è il pop-rock d’autore. E si torna a sentire il suono suonato, il solo di chitarra ma anche le inevitabili inquietudini di un’anima sensibile.
Partiamo ovviamente dai testi di Enrico Ruggeri. Come nasce questo immenso regalo?
È stata una sua idea. Rimanendo, come tutti, due anni senza poter pubblicare alcun lavoro, ma non fermando la sua vena creativa (mediamente pubblica un disco all’anno), Enrico si è trovato con tanto materiale tra le mani e, fortunatamente per me, mi ha pensato, sapendo che sono un cantautore “anomalo” in quanto nella scrittura di una canzone parto sempre dal testo e non dalla melodia. È vero! Mi ha fatto un regalo enorme e inaspettato, gli sono infinitamente grato sotto tutti i punti di vista, umani ed artistici!
Come dichiari, hai sempre voluto scavare l’animo dell’uomo. Secondo te questi testi sono serviti ad aggiungere un tassello a questo tuo viaggio personale?
Assolutamente sì. Enrico ha, come pochi, una capacità descrittiva che gli invidio parecchio, è uno dei rari cantautori che sa davvero smuovere le coscienze e portarti a riflettere. Nel mio piccolo credo di avere uno stile diverso nell’affrontare le varie tematiche e nel voler capire ed approfondire l’animo di ognuno di noi, ad esempio utilizzo molte metafore e similitudini. La vita è fatta di incontri, di scambi reciproci e questo “viaggio personale” è stato uno di quelli in cui mi sono arricchito di più, sotto tutti i profili, ho potuto davvero diventare spugna ad ogni chiacchierata con Rouge, il quale non si è risparmiato, come sempre.
Parlando dunque delle musiche: pensi di aver restituito il giusto habitat alle liriche? Difficoltà e ostacoli?
Spero di aver dato ambientazioni giuste ai testi che mi sono trovato davanti. Credo che in una canzone l’habitat stia proprio nel testo e la musica ha il dovere di stargli dietro, cercando di aiutarlo ed integrarlo nella sua espressività. I testi che ho ricevuto sono molto diversi tra loro e di conseguenza anche musicalmente ho voluto seguire il filone della “diversità” tra i brani. Penso ci siano più stili musicali, il pop, il rock, la ballata, l’elettronico, e l’unico punto di incontro sono gli arrangiamenti e i suoni scelti, soprattutto quelli delle chitarre. Onestamente non ho trovato grandi ostacoli nella composizione e questo grazie al fatto che Enrico scrive quasi perfettamente in metrica e di conseguenza costruirci una melodia sopra non mi è risultato difficile.
E poi la produzione: anche il suono diviene narratore in un disco così. Come hai scelto le direzioni di arrangiamento?
Ero partito da un’idea che poi non ho seguito. Come ho detto prima, i brani sono molto diversi tra loro e originariamente volevo percorrere una strada arrangiativa che poi è stata scartata. Mi stavo addentrando in ambientazioni troppo nuove per i miei gusti e le mie attitudini, e il rischio di risultare acerbo era troppo. Ho preferito quindi “giocare in casa” e scegliere stili più adatti alle mie caratteristiche e conoscenze, muovermi all’interno di spazi a me usuali.
Arriverà un video ufficiale? Come te lo immagini?
Il video del singolo “Avevamo ragione” è già uscito il 20 dicembre. La storia che ho deciso di costruirci sopra è questa: Sono uno spirito e, vagando per le campagne, ho scovato un casolare in vistosa decadenza, abitato da un altro spirito colto, irriverente e provocatorio che, come nelle migliori tradizioni letterarie, si manifesta attraverso uno specchio. Ci siamo fatti una gran bella chiacchierata…