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Gianluigi Tartaull: c’è quel sapore francese che…

Il gioco dell’amore nel nuovo singolo dal titolo “Dimmelo”

Non è solo un legame estetico quello con Faber o con quella linea di musica francese. Un legame di contorno, di sfumature, richiami allegorici, un ragtime e quel fumo che, a dirla tutta, somiglia a scenari di bettole antiche della città vecchia o di sobborghi americani. Si diverte Gianluigi Tartaull, cantautore di lunghissimo corso, fondatore della celebre (non a caso) Bandeandrè. Si diverte che l’amore è un gioco… e il gioco diviene canzone dal titolo “Dimmelo”, canzone di fumo, alcool, magia e densa di quel pizzico visionario tutto infantile… con la collaborazione di Mauro Squarzoni nel testo e con la musica del compositore Lorenzo Sebastianelli.

Canzone dal taglio “francese” viste anche le radici con la musica di Faber. O sbaglio?
Può essere, considerando il mio amore per i cantautori francesi, soprattutto anni 50 e 60. Per non parlare poi di Fabrizio De André, inteso come Suonatore Jones. Queste sono tracce indelebili e da qualche parte riemergono sempre.

E con l’America che rapporto hai?
Domanda che subito cerca una direzione del tuo essere cantautore
Devo distinguere le due Americhe. Quella di lingua spagnola mi è sempre piaciuta, che fosse popolare o di autore, e l’ho cantata molto, anche grazie ad una sufficiente padronanza del lessico e della pronuncia. Per l’America di lingua inglese, non conoscendo la lingua, la mia frequentazione si è limitata a spiritual, works songs, qualche ballata. Ho amato molto e continuo ad ascoltare il jazz degli anni 50 e 60.

L’amore come un gioco… e la vita? Che gioco è o a che gioco stai giocando?

L’amore non è un gioco, ma dovrebbe mantenere la leggerezza del gioco. Parlarsi, ricordando che, anche se ci crediamo l’ombelico del mondo, siamo sempre un puntino nell’universo, che la nostra è una dei miliardi di storie che ci circondano e che possiamo condividere per sentirci meno soli.

Ironia che significa anche un certo grado di follia… che siano caratteristiche che stiamo perdendo di vista? Doverose da rintracciare?

Certo! Non prendiamoci mai troppo sul serio. Qualche prospettiva diversa da cui ragionare dello stesso argomento non può che farci bene. Il mio amico Mauro Squarzoni, che è l’autore del testo della canzone, è un maestro in questo.

E in merito alle radici? Secondo te la canzone d’autore deve tornare alle radici? Che cosa vedi nel futuro?
Tornare indietro è sempre difficile e non so neanche se sia utile. Certo io continuo ad ascoltare i cantautori degli anni 60 e 70, dove ritrovo le mie radici ed anche il piacere di cantare. Qualcosa degli autori contemporanei ascolto, soprattutto se il testo è comprensibile. Ci sono autori interessanti, ed spesso anche più preparati, ma confesso che non trovo paragoni con il passato. Ma ognuno deve seguire la sua strada, e solo il tempo lo giudicherà.

Una produzione che strizza l’occhio agli anni ’50. C’è una radice a questo gusto retrò?
Certo che c’è una radice! Alla mia età si vive spesso di ricordi, soprattutto se questi sono piacevoli. Ho riscoperto cantanti che a vent’anni non sopportavo. Ho scoperto che ogni tempo ha la sua musica, a volte bella e a volte meno bella, e che ognuno sceglie secondo criteri legati alla sua giovinezza, a ciò che gli han fatto ascoltare i genitori, che ha visto alla TV o che ha ascoltato insieme agli amici. Mi riconosco nel termine Wintage: forse anche le cose che propongo…….

Biografia di Redazione Bravo!

Bravonline nasce tra il 2003 e il 2004 frutto della collaborazione tra vari appassionati ed esperti di musica che hanno investito la loro conoscenza e il loro prezioso tempo al fine di far crescere questo magazine dedicato in particolar modo alla Canzone d’Autore italiana e alla buona musica in generale.

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