Parliamo del duo folk di Orvieto “Duo La Merla” di Michele Silvestri e Fabio “Whiskey” Forbicioni. Esce in un video prodotto dalla Fondazione Centro Studi per la “Città di Orvieto”, è scritto e diretto dal regista Giovanni Bufalini, il brano “Ballata di Tiburzi”, narrazione di un tempo lontano – ci troviamo alla fine dell’800 – storia di un brigante chiamato Domenico Tiburzi, storie di Maremma e di vicende perse nei secoli. Si tramanda di voce in voce e anche grazie a scritture come quelle di Silvana Pampanini, autrice del brano, che lei stessa cantò in una versione a cappella per il film “Tiburzi”, regia di Paolo Benvenuti del 1996.
Non ci fa impazzire questo bianco e nero assai nitido e questa definizione dell’immagine che tradisce un mancato obbiettivo: quello di una narrazione antica, che arriva dal passato. Ci sembra invece che il tutto sia banalmente privo di colore… come anche il film che si muove ad una velocità che il montaggio esalta, quasi concitata nei tagli repentini: elemento forse troppo pop e moderno che male si sposa col tutto. Bella la cura dei costumi, della location, del modo di illuminare la scena. Ma ovviamente è la musica che torna protagonista ed è solo un tassello nuovo verso nuove composizioni, forse inedite, a firma del “Duo La Merla”.
La figura di Domenico Tiburzi, il più famoso esponente del brigantaggio in maremma, trova la sua fama e la sua leggenda tra le popolazioni povere dell’epoca. Veniva molto amato dalla sua popolazione poiché intendeva difendere la giustizia dai soprusi di uno stato poco presente per quel ceto sociale e soprattutto dai grandi proprietari terrieri che in quel tempo regnavano incontrastati.
Questo il motivo che lo ha portato ad essere per l’epoca una celebrità e nel tempo le sue storie si sono arricchite di fascino e di mistero fino ad arrivare ai giorni nostri, dopo oltre due secoli. Ad oggi sono molte le storie e i racconti che ripercorrono le sue gesta, di più ancora le canzoni come quella della cantautrice popolare Silvana Pampanini che ne parla in maniera eroica e romantica, descrivendolo come custode e protettore della sua terra, la maremma, ormai abbandonata e desolata; nonché regolatore di conti e giustiziere dalla parte dei poveri. Nel brano, osannando le sue gesta diventerà eroe e martire della povera gente.