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Eugenio Balzani: in circolo questo “ItaliòPolis” di antichi modi

Un disco vintage, dai suoni antichi e dal modo giusto. Il nuovo disco di Eugenio Balzani.

Decisamente vintage nei suoni, nei modi, nelle “trasgressioni” di stile che un poco fanno capolino. E le virgolette sono dovute visto che ogni cosa resta ancorato nel cliché della canzone d’autore fumosa, noir di locali notturni ma anche tanto aperta, paradossalmente, ariosa, italiana delle tante versioni della scuola romana. E qui ahimè tornano prepotenti i nomi di Brunori, di Fabi, di Silvestri che il buon Eugenio Balzani ripesca senza dolo ma con una timbrica naturale che inevitabilmente lo porta dentro quelle categorie. Ascoltiamo “ItaliòPolis”, nuovo disco supportato dalla Recover Band, ovvero Christian Ravaglioli al bellissimo piano Wurlitzer e synth, Alfredo Gentili al basso, Gianluca Donati alla batteria e Paolo Fantini ai fiati, fiati che danno un carattere molto americano al disco. E citiamo anche Marco Mantovani all’editing e al missaggio.

Critica sociale certamente, molto pasoliniana in qualche modo nei concetti contro il capitalismo, critica sempre dolcemente intelligente con le sue allegorie e le parole usate con gran mestiere – e qui si metta in circolo su tutte “Il Luna Park dei pazzi” – o la sua versione estetica dell’essere italiano nella quasi title track del disco “Io mi ricordo (ItaliòPolis)”, dov’è la nostalgia a condurre le fila della narrazione. E qui l’America dei folksinger fa capolino e Roma bella, il suo essere capitale e ispirazione di tanto, alla fine vince sempre. Che bei dipinti primaverili o autunnali dentro “L’Albero della vita”, il momento secondo me più alto del disco di Balzani, dentro cui rimediare una ragione buona per tutto il disco, per il suo concetto ciclico delle cose, della politica come dell’amore personale, della vita in genere che fa tornare tutto al suo posto. E questa canzone che tanto deve a De Gregori per tornare alla Roma bella di un certo modo “aristocratico” di pensare alla parola e alle sue melodie. E questo lo ritroviamo anche dentro “Sulle strade del Jazz”, delicatissima metafora delle tante tragedie di mare, di migranti e disperazione. E vola distorsione di tutto questo arriva, si fa per dire, dentro “L’undicesimo canto”, con ampi ricami strumentali di dialoghi distanti ma sempre densi di empatia tra le singole parti. Il disco si chiude con un brano che poco avremmo previsto: “Happy Birthday Jesus” una ballata folk in inglese che richiama ovviamente il Natale ma lo disperde anche dentro radure assolate di qualche strada americana…
“ItaliòPolis” è un bellissimo lavoro di fino, per palati fini sicuramente, dal suono suonato che poco deve alle tantissime mode comode della canzone di oggi. Non è un ascolto dentro cui aspettarsi ricerca tecnica o estetica, ma solo preziosa poetica personale dove stenta ancora a venir fuori l’individualità, l’unicità, forse per colpa di quel certo modo di cantare la voce che inevitabilmente ci rimanda a mille cose già sentite. E come questa, anche quelle in fondo sono figlie di mille altre cose al tempo già sentite. Non è un disco di innovazione dunque ma di ricamo, di artigianato… per noi della “vecchia guardia”, un disco che sa di salvezza e di rappacificazione con una ragione alta che abbiamo sempre dare alla canzone d’autore.

Biografia di Redazione Bravo!

Bravonline nasce tra il 2003 e il 2004 frutto della collaborazione tra vari appassionati ed esperti di musica che hanno investito la loro conoscenza e il loro prezioso tempo al fine di far crescere questo magazine dedicato in particolar modo alla Canzone d’Autore italiana e alla buona musica in generale.

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