Dopo un passato trascorso a suonare in diversi gruppi più o meno anonimi (gli ultimi i Married Monk), Fabio Viscogliosi pubblica il suo secondo disco solista. In Francia ha già avuto modo di farsi conoscere come vignettista per Le Monde e grazie a una collaborazione con Yann Tiersen. In Italia è, invece, un personaggio tutto ancora da scoprire. Musica, disegni e scrittura diventano in Fabio tre forme diverse dello stesso universo.
Fenomeno alterna brani strumentali a canzoni cantate; in tutto 17 tracce, tra le quali una (buona) cover di Lucio Battisti, realizzata insieme a Amedeo Pace dei Blonde Redhead.
Già dalla prima canzone, “Dri strilli”, Fabio cerca di far capire la direzione dell’album. Un pop che richiama gli anni settanta e gli anni ottanta, con scelte musicali ben decise. Nel suono ricorda, soprattutto in “Lago”, anche il cantato di Luca Madonia e dei suoi Denovo.
E’ un album difficile da catalogare e, a dire il vero, non c’è nemmeno l’esigenza di farlo. L’artista si sente libero di spaziare come meglio crede, alla ricerca di un suono ben preciso, capace di rendere in musica le proprie idee. Affiora, come nel primo disco, una leggera sensazione di malinconia e di spensieratezza. Suono e senso diventano un tutt’uno.
Il nostro caro angelo, a differenza dei suoi quasi quarant’anni, si mostra ancora attuale, con suoni più indipendenti e un arrangiamento fintamente sciatto.
In Francia il disco è uscito anche in edizione deluxe, con 16 carte rappresentanti disegni di Fabio realizzati in occasione di “I love tourism”, mostra presentata a Venezia presso la Fondazione Bevilacqua La Masa nel 2007.
In Italia, invece, Fabio resta ancora nascosto. Non ancora Fenomeno, ma con le carte giuste per poterlo diventare. Non solo nei disegni.