Inno laico alla vita. Inno di una bellezza alta dai suoni del mondo che vogliamo sottolineare con questa intervista alla voce di quei Camera a Sud: parliamo del cantante e cantautore Manuel Castro che pubblica per la RadiciMusic un brano come “Tempu d’Amuri”, forse crocevia di un percorso suo personale… brano che, arrivando al nostro ascolto, si impone e si merita di essere sottolineato con fermezza. Sarà anche il tempo assurdo che stiamo vivendo ma temo che canzoni come queste, al tempo, non devono troppo rendere conto. L’uomo, la stupidità, la violenza, l’essenzialità dell’esistere, l’amore… un VIDEO poi che, raccogliendo spezzoni di immagini rubate dal mondo, restituisce la pochezza e la grandezza dell’uomo. Due estremi che perdiamo di vista troppo spesso.
Parliamo di produzione. Come hai lavorato ad un brano così “complesso” di suoni e di ispirazioni?
Intanto grazie per lo spazio. Per quanto riguarda la produzione avevo già chiara in mente l’idea. Volevo dare una veste “World” al brano utilizzando strumenti presi in prestito da vari luoghi del mondo. L’arrangiatore Salvo Dub è stato eccellente nel tramutare questa idea in musica. Abbiamo lavorato step by step affinché questi strumenti si miscelassero al meglio tra loro e facessero da giusta cornice al testo in lingua siciliana. Per completare il lavoro ho finalizzato il tutto in Argentina presso lo studio di mastering del grande Andres Mayo.
Ecco, parlando di ispirazioni… ci sono tante etnie diverse nei suoni. Come le hai raccolte e soprattutto come le hai scritte?
Attraverso i suoni e le immagini ho voluto abbracciare il mondo senza distinzione tra etnie perché credo che oggi la cosa più importante sia spogliarci di tutte quelle etichette che ci hanno affibbiato e che ci siamo imposti e che tendono a dividerci. Da un punto di vista sonoro la scelta e la visione era abbastanza chiara, volevo ascoltare la tribalità dei tamburi, miscelarla al fascino di uno strumento indiano che adoro che è il Sarangi, nel finale ho inserito delle voci africane, il tutto ha fatto da cornice al testo in lingua siciliana. Inoltre ci sono degli sprazzi di suoni elettronici. Il risultato è un brano ancestrale, tribale che si sposa con le sonorità del futuro.
Parlando meramente di registrazione che tipo di lavoro hai eseguito?
Da un punto di vista di recording avevo fatto una preproduzione della voce a casa, e la prima strofa è rimasta proprio quella della preproduzione perché in studio non ero soddisfatto dell’esecuzione e dell’intenzione. La parte restante della track vocale è stata ripresa in studio con un mic Neumann ed un pre della Golden Age dopo aver provato vari set up. Tutta la traccia della chitarra acustica è stata registrata dalle sapienti mani di Mario Indaco e doppiata. C’è stata l’aggiunta di alcune doppie voci e la ciliegina finale sono stati gli insert delle voci africane nel finale che non erano state incluse nell’iniziale produzione.
“Tempu d’amuri” ha seminato altro nella tua carriera attuale? Nuove scritture in questa direzione?
Sicuramente ha seminato una maggiore consapevolezza per quanto riguarda la composizione testuale e musicale. Ci sono altri brani in questa direzione che nel prossimo futuro porteranno alla finalizzazione di un Ep.
E tu, personalmente, che rapporto senti di aver stretto con questa canzone?
Un rapporto molto intimo, un regalo che volevo fare a me stesso ma riascoltandola sento che non la posso trattenere con me. Non so se sia stato io a scegliere lei o è la canzone che mi ha scelto per essere ascoltata. Sicuramente un grande dono.